AS DISC AS 5002 Ritratto di Arnold Schoenberg

Arnold Schoenberg: Kammersymphonie op.9 (1906), trascrizione di Anton Webern per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte (1921/1922).

Arnold Schoenberg scrisse la Sinfonia da Camera in mi maggiore op. 9 nel 1906. Ci muoviamo ancora, almeno apparentemente, in ambito tonale, anche se un ascolto attento rivela presagi di “atonalità libera”. Schoenberg amava molto questa composizione che fu scritta per dieci strumenti a fiato e cinque ad arco, tutti solisti. Alban Berg scrisse: “Non si tratta di un brano come gli altri, bensì di un’autentica pietra miliare nella storia della musica, destinata a rappresentare un’intera generazione”. In “Analisi e pratica musicale” così si esprimeva Schoenberg: “La Kammersymphonie è l'ultima opera del mio primo periodo ed è formata da un solo tempo, senza soluzione di continuità. Ricorda il Quartetto n° 1, op.7 che incorpora i quattro caratteri dei tempi della Sonata e non lontanamente i poemi sinfonici Verklärte Nacht op.4 e Pelleas und Melisande Op.5 che, non curandosi dell'ordine convenzionale di successione dei tempi, realizzano intenti musicali analoghi agli effetti di contrasto di movimenti indipendenti”. Schoenberg abbandona così le caratteristiche dei suoi predecessori, da Bruckner a Mahler a Strauss; prevale la condensazione, con un'aperta rinuncia alle ripetizioni, alle progressioni, nonché all'elaborazione, e la ricerca di uno stile sempre più conciso e funzionale. Anche Anton Webern amava in particolare questo brano e nel 1921/1922 rielaborò forse in occasione dell'esecuzione del Pierrot Lunaire di Schoenberg, la Kammersymphonie, riducendo l'organico da 15 a 5 elementi, cercando di mantenere l'equilibrio timbrico originale e rendendo, forse, ancora più facilmente decodificabile, la linea melodica.

Johann Strauss: Kaiserwalzer Op.437, trascrizione di Arnold Schoenberg per flauto, clarinetto, due violini, viola, violoncello e pianoforte (1925)

Nel 1918 Arnold Schoenberg fondò l'Associazione per le esecuzioni musicali private, “Verein für musikalische Privat-Aufführungen”. Lavori di Mahler, Debussy, Strauss, Busoni, passarono così attraverso le mani di Schoenberg e dei suoi allievi.Più che di arrangiamenti si trattò, in molti casi, di semplici riduzioni dalla partitura orchestrale, ad un organico cameristico, nell'intenzione di mantenersi il più vicino possibile alle caratteristiche originali dell'opera. Nel 1921 l'Associazione fondata da Schoenberg fu chiusa. Nel 1925 Schoenberg scrisse l'arrangiamento del Kaiserwalzer di Johann Strauss, in occasione di una tournée in Spagna dell’Ensemble Pierrot. Schoenberg forse non conosceva la partitura originale del Kaiserwalzer che fu pubblicata solo nel 1930; probabilmente lavorò a sua volta su una riduzione per pianoforte. Anche in quest’occasione, Schoenberg individua tre punti focali; la chiarificazione del testo musicale con un maggior rilievo conferito alle linee melodiche; un accurato lavoro timbrico per poter sostituire così gli strumenti mancanti; l'introduzione di nuove citazioni, sempre in sintonia con lo spirito dell'opera originale. Non ci si dovrà allora stupire quando, sin dalle prime misure, sentiremo citazioni dell'Inno Imperiale Austriaco ripreso poi almeno un'altra decina di volte nel Kaiserwalzer. Così grazie al programma “chiarificatore” del testo straussiano ed alla nostalgia di Schoenberg per il periodo imperiale, possiamo ascoltare un brano di grande bellezza e suggestione, una sorta di brillante e precisa codificazione delle modalità compositive del Walzer.

Arnold Schoenberg: Ein Stelldichein. (A Rendez-vous), poema di Richard Dehlmel, per oboe, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte (1905).

Schoenberg scrisse Ein Stelldichein nel 1905, lasciando la partitura incompiuta. Egli si serve di una “orchestre de salon” che più tardi utilizzerà nel Pierrot Lunaire. Il frammento alla morte del compositore fu portato a termine da Friedrich Cerha. Ein Stelldichein, (Un appuntamento) poema sinfonico per orchestra da camera ispirato al poema omonimo di Richard Dehmel, è un vano tentativo di offrire un seguito a Verklärte Nacht. La scrittura è chiara e fissata nell'ambito tonale, testimonianza relativamente giovanile dell'opera di Schonberg.

Ferruccio Busoni: Berceuse élégiaque, (1920), trascrizione di Arnold Schoenberg per flauto, clarinetto, harmonium, pianoforte, due violini, viola, violoncello e contrabbasso (1920).

Ferruccio Busoni fu soprattutto un grandissimo pianista, straordinario revisore, uomo di cultura profonda e vasta. Oltre alle più note opere liriche, Turandot e Dottor Faust, ed ai brani per pianoforte, scrisse musica orchestrale. Del 1909 è la Berceuse elegiaca op.42, nata per commemorare la memoria della madre. Il brano è libero nelle forme ed accattivante nelle scelte timbriche. Tre anni più tardi, Arnold Schonberg annotò nel suo "Diario berlinese": 20 gennaio 1912 ... Dunque, ieri sera ero al concerto di Fried. Sino ad oggi le composizioni di Busoni non mi erano mai piaciute, ma ieri mi piacque la Berceuse. E' un brano di prosa immediata. Davvero sentito. Con Busoni sono stato proprio ingiusto...” .