FERRUCCIO BUSONI

Antologia di Musica da camera

Il Concerto per pianoforte e archi risale all'anno 1878 in cui Busoni nonostante la giovanissima età (13 anni) si era già affermato come pianista, e costituisce il primo tentativo di unire il suo strumento preferito ad un complesso polifonico qual’è il quartetto d'archi. Non si tratta comunque di un quintetto con pianoforte perché quest’ultimo presenta caratteristiche solistiche e una densità di scrittura che può ricordare quella brahmsiana cui Busoni fu sensibile specialmente nel primo periodo della sua attività creativa. Nella prima battuta dell'Adagio, poi, si può cogliere una reminiscenza del corrispondente movimento della Settima di Beethoven. Originale, infine, la struttura “sinfonica” in quattro movimenti con uno Scherzo e un Allegro vivace finale che contiene una vera e propria cadenza in stile chiaramente concertistico. Questo Concerto costituisce l'originale premessa al Konzertstuck per pianoforte e orchestra op. 31a che Busoni comporrà nel 1891.

La Kleine Suite per violoncello e pianoforte op. 23 fu composta nel 1885 e dedicata ad Alwin Schröder, primo violoncello della Gewandhaus di Lipsia e concertista, poi trasferitosi negli Stati Uniti nel 1891. Questa Suite fu certamente scritta su misura per il dedicatario, visto che la scrittura esige notevole maestria nella conduzione dello strumento che, per esempio, nel primo movimento “Moderato ma energico” tende a “cantare” sulle zone medio-alte della tessitura. Interessante poi nel terzo movimento “Massig doch frisch” (Moderato ma fresco) l'introduzione di movenze popolari sottolineate dal sottotitolo “Altes Tanzliedchen” (Canzonetta antica) di sapore quasi schumanniano. L'ultimo movimento, “Moderato ma con brio” risulta il più elaborato con frequenti indicazioni espressive e dinamiche.

L'Albumblatt (Foglio d'album) per flauto (o violino con sordino) e pianoforte fu scritto nel 1916 e dedicato al “Signor Albert Biolley”. In realtà si tratta di qualcosa di più che un semplice schizzo o di un modesto pezzetto da regalare a un amico o a qualche signora. Il brano, in mi minore, si muove dapprima in maniera affabile e distesa; una sezione centrale invece vivacizza il discorso del flauto concludendolo con la graduale smorzatura della dinamica nell'accordo finale.

Di impostazione completamente diversa è il Divertimento in si bemolle originariamente concepito per flauto e orchestra nel 1920 e dedicato ad un grande solista del tempo: Philippe Gaubert. Flautista di fama, Gaubert unì l’attività concertistica, quella del direttore d'orchestra e del didatta. Anche questo Diwrtimento fu scritto su misura per l'illustre musicista, ma in maniera molto libera, cioè svincolata da qualsiasi schema. Il solista si muove con grande leggiadria dopo una lunga introduzione strumentale ponendo in rilievo le varie risorse e possibilità tecniche ed espressive del flauto in passaggi talvolta difficilissimi dal punto di vista esecutivo. Nel 1923, Kurt Weill che di Busoni era stato allievo, curò una riduzione per flauto e pianoforte di questo Divertimento quasi a convalidarne l’importanza soprattutto in un momento storico in cui la letteratura per flauto e orchestra non si poteva considerare certamente molto ricca di esempi. In questa come in altre opere per solista e orchestra (o con pianoforte) come nel caso in esame, Busoni rifugge da ogni schematismo, ben conscio che la forma della sonata classica doveva presto tramontare, come una stella che per troppo tempo aveva brillato.

Figlio di un clarinettista, Busoni dovette avere nelle orecchie, fin da giovanissimo, il suono e il timbro dello strumento paterno. Lo spartito del Solo Dramatique pour la clarinette en si bem. et Piano, reca la data 2 febbraio 1879, seguita dal luogo: Bolzano. In quel periodo, infatti, Busoni si trovava nella città sud-tirolese in tournée per tenervi concerti suonando a quattro mani con la madre Anna. Il brano è soprattutto imperniato su una scala ascendente del clarinetto, fatta eccezione per una sezione centrale “Maestoso” di diversa entità tematica e con una conclusione che vede il clarinetto salire sulle regioni acute. Visto nel suo complesso non solo clarinettistico, ma anche e soprattutto pianistico, il brano mostra ascendenze brahmsiane.

Il secondo saggio per clarinetto e pianoforte è costituito da una “Suite” non databile (ma certamente appartenente al primo periodo), articolata in sei movimenti, il primo dei quali intitolato “improvvisata”, in cui il solista si muove con brio e agilità, toccando, verso la conclusione, le zone acute della propria tessitura. Segue una “Barcarola” in 6/8 dal ritmo cullante: indi una “Elegia” di carattere più meditativo. Come necessario contrasto, la “Danza campestre” in 3/8 recupera con la vivacità che le è propria una tematica rustica, certamente inventata dall'autore. Il quinto movimento s’intitola “Tema Variato”; il tema è pure inventato da Busoni, e le variazioni tutte condotte con leggerezza e vivacità sono quattro; l’ultima, contrassegnata dalla indicazione “Finale, Andantino” lascia al clarinetto la facoltà di muoversi in tutte le direzioni, con il rituale volteggio nelle zone acute. Conclude la “Suite”, una “Serenata” in 6/8 ritmo questo che sembra indicare ancora una volta una disposizione popolaresca non infrequente nel musicista empolese. In pratica si tratta di un’opera svolta all’insegna di una scorrevolezza aproblematica. L'atmosfera generale permane comunque brahmsiana.

Edward Neil