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Giovedì 30 Ottobre 2008 ore 20.00
Gran Teatro La Fenice
Sale Apollinee

ELLIOT CARTER. IL DONO DELLA MUSICA




Ex Novo Ensemble
Daniele Ruggieri flauto
Alessandro Baccini oboe
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino
Carlo Teodoro violoncello
Aldo Orvieto pianoforte





ELLIOT CARTER
Con Leggerezza Pensosa - omaggio a Italo Calvino (1990)
per clarinetto, violino e violoncello

Gra (1993)
per clarinetto

Riconoscenza (1984) per Goffredo Petrassi
per violino

Scrivo in Vento (1991)
per flauto

Figment (1994)
per violoncello

Retrouvailles (2000, per il 75° compleanno di Pierre Boulez)
per pianoforte

GOFFREDO PETRASSI
Tre per sette (1966)
tre esecutori per 7 strumenti a fiato,
per flauto (anche ottavino e fiauto in sol),
oboe (anche corno inglese),
clarinetto (anche clarinetto piccolo)



Elliot Carter ll dono della musica.
Ritratto dell'artista nel centenario della nascita attraverso i suoi preziosi cadeoux musicali.

I lavori di Eliott Carter certo non sono di quelli che conquistano una facile ed immediata popolarità,
ma grazie alla loro profondità di pensiero rivelano alla fine l'intelleto creativo di un musicista di prima grandezza.
Forse è per questo che la sua musica è indiscutibilmente ammirata ed in particolar modo dagli altri musicisti.
Superati infatti la concentrazione e lo sforzo richiesti dalla complessità, che è il primo elemento emergente all'ascolto
e quasi la cifra della sua musica, ecco disvelarsi ?'ordine, il bello, il carattere espressivo, insomma il sottile, arguto, originale linguaggio di Carter.

Nato a New York nel 1908, Carter studiò ad Harward dove si specializzò in letteratura inglese; soltanto all?ultimo anno di corso scelse di diventare un musicista.
Studiò e si perfezionò con Walter Piston. Nel 1932 si recò a Parigi dove studiò con Nadia Boulanger.
Successivamente i suoi articoli dedicati alla musica contemporanea gli recarono fama di critico attento ed ascoltato.
Dal 1940 si dedicò spesso anche allinsegnamento ma la sua attività principale è e rimane quella di compositore.
l suo linguaggio, inizialmente ancorato all'armonia modale, assorbì gradualmente numerose influenze, sia stravinskijane che dodecafoniche sempre usate però
in maniera assolutamente libera ed indipendente e tese a consolidare uno stile estremamente personale dove la logica costruttiva, affidata soprattutto alla
scrittura contrappuntistica raggiunge vette di rara maestria. Ma è so- prattutto grazie alla ricerca sul ritmo che Carter approda ai risultati più sorprendenti.
Attraverso il contrappunto poliritmico, mutuato ora dal jazz ora dai madrigali del Rinascimento, crea infatti quello che lui stesso definirà la "modulazione metrica",
una tecnica che permette di passare da una velo- cità metronometrica allaltra allungando o accorciando il valore dell'unità di base.
Queste "modulazioni", che attraversano l'intero arco creativo di Carter, vengono via via precisandosi, fissandosi in costruzioni logiche sino a raggiungere
gradi di estrema raffinatezza formale. Dietro questa sorta di distanza, a prima vista un po' scostante e aristocratica, in verità sempli- cemente astratta e controllata,
della sua musica, si cela un uomo colto e raffinato che nella sua lunga vita ha sempre saputo coltivare con passione i rapporti di amicizia con i colleghi.
Cosi questo ritratto di Carter è formato per lo pi? di "omagg'", semlici doni musicali (ma di che spessore!) offerti in occasione di una qualche ricorrenza.
E in particolare vuol testimoniare il rapporto di amicizia che lo legò a Goffredo Petrassi, non solo con i lavori a lui dedicati, ma anche con la presenza di Tre per sette,
pezzo molto amato da Carter che in veste di critico cOsi ne scrisse: "Quel che più mi ha impres- sionato ascoltando per la prima volta Tre per sette sono stati
le fantasiose interazioni ei contrasti di sentimenti e di idee musicali, e le loro sorpren- denti interrelazioni drammatiche, umoristiche ed emotive.
L'scoltatore è continuamente lasciato in uno stato di incertezza circa i tempi di ogni sezione: quelli veloci sono uniti a quelli lenti di modo che è impossibile stabilire
se i momenti lenti costituiscano una pausa in una sezione veloce o se quelli veloci siano un ornamento in una sezione lenta.
" Ecco ancora una volta il tempo e la sua incertezza è ciò che affascina Carter, ed è forse questa sua particolarissima sensibilità temporale a renderlo anche oggi
un protagonista della contemporaneità, poiché il tempo è sempre nuovo e forse non può essere altro che nuovo. (Davide Teodoro)