4.


Giovedì 4 dicembre 2025, ore 20.00
Gran Teatro La Fenice
Sale Apollinee

Ludus e genio creativo


Ex Novo Ensemble

Daniele Ruggieri flauto
Nicola Zampis oboe
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino e viola
Paola Carraro viola
Carlo Teodoro violoncello
Aldo Orvieto pianoforte





Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Quartetto in do maggiore KV 171 (285b) (1777)
per flauto, violino, viola e violoncello
Allegro - Andantino con variazioni

Allegro KV 15v dal Londoner Skizzenbuch, n. 21 (1764/5)
elaborazione di Salvatore Sciarrino (2003)
per oboe, violino, viola e violoncello

Trio KV 498 "Kegelstatt-Trio" (1786)
per clarinetto, viola e pianoforte
Andante - Minuetto - Rondò. Allegretto

Salvatore Sciarrino (1947)
Muro d'orizzonte (1997)
per flauto in sol, corno ingese e clarinetto basso

Wolfgang Amadeus Mozart
Adagio KV356 (617a) (1791) per glassharmonika,
adattamento di Salvatore Sciarrino (2010)
per flauto, oboe, clarinetto, violino, viola e violoncello

Quartetto in re maggiore KV285 (1777)
per flauto, violino, viola e violoncello
Allegro - Adagio - Rondò. Allegretto



Scrive Salvatore Sciarrino nel 1989: «Io sono compositore e il mio lavoro è inventivo. Anzi tanto più inventivo quanto più sono costretto dallo stile. Questo non è un sistema generico di elementi lessicali: stile vuol dire soprattutto filtrare l'essenziale attraverso una forte limitazione di comportamento.» E dunque, coerentemente con questi assunti, non sorprende la radicalità della veste sonora che Sciarrino propone nella sua elaborazione per flauto solo della organistica Toccata e fuga BWV 565 di Bach (1993) che raccoglie – un secolo dopo, ma andando in direzione contraria! – la sfida busoniana della trascrizione pianistica alla Ciaccona della Partita BWV 1004 per violino solo (1893). Da notare come i due 'trascrittori' siano accomunati da un profondo amore per Mozart espresso da Ferruccio Busoni negli Aforismi mozartiani (1906); tra i quali desideriamo citare almeno il primo: «il puro musicista guarda a lui, beato e disarmato». E Sciarrino ci spiega perché: «Mozart modifica la sintassi dei suoi contemporanei. Cioè impone un ordine diverso agli stessi elementi, agli elementi che usano tutti gli altri compositori». Dunque «prende il linguaggio della sua epoca così come è», ma scrive una musica del tutto nuova.
Con una precisa e originale nomenclatura Sciarrino indica i diversi gradi di rivisitazione del testo: dall' adattamento, vocabolo che richiama ad un lavoro ‘di servizio’ per dare nuovo fulgore ad un'opera, al termine elaborazione che suggerisce un più articolato intervento sul materiale musicale, alla forma dello studio da... che invita a pensare ad una ancora più estesa rivisitazione, ad un maggior grado di ‘appropriazione’ del testo autoriale. Se consultiamo il catalogo degli interventi che Sciarrino mette in atto su opere di altri compositori, troviamo un'ampia presenza di testi mozartiani, tra cui spicca la raccolta di Cadenze e fermate che copre trentacinque anni di attività compositiva (1983-2018).
Il programma di questa sera presenta un'alternanza di opere mozartiane tra le più celebri con alcune filtrate dalla sensibilità timbrica di Salvatore Sciarrino, infine un brano di Sciarrino stesso: Muro d'orizzonte «ovvero l'ostacolo di una parete assoggettato al massimo spalancarsi possibile, sin dove giunga l'occhio. Tuttavia se ben decifrata questa opposizione si rivela apparente. L'impedimento della vista offre infatti alla nostra mente spazio d'illusione e illusione di spazio, ciò per cui si proiettano le immagini dell'immaginare.»
(Aldo Orvieto)