3.
Domenica 30 novembre 2025, ore 20.00
Gran Teatro La Fenice
Sale Apollinee
RAVEL 150 - secondo concerto
Il giovane Ravel
Ex Novo Ensemble
Daniele Ruggieri flauto
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino
Carlo Teodoro violoncello
Aldo Orvieto pianoforte
Gabriel Fauré (1845 - 1924)
Sonata op. 109 (1917) per violoncello e pianoforte,
Allegro – Andante – Allegro comodo
Alfredo Casella (1883-1947)
Barcarola et Scherzo op. 4 (1903) per flauto e pianoforte
Maurice Ravel (1875-1937)
Sonate posthume M12 (1897) per violino e pianoforte
Menuet antique M7 (1895), versione di Gustave Samazeuilh per flauto e pianoforte
Gustave Samazeuilh (1877-1967)
Esquisse d’Espagne (1914) per flauto e pianoforte
Dedica: à Maurice Ravel
Françis Poulenc (1899-1963)
L’invitation au château FP 138 (1947)
per clarinetto, violino e pianoforte
La Sonate posthume non fu accolta da Maurice Ravel nel suo catalogo, la
pubblicazione avvenne nel primo centenario della nascita del compositore (1975); fu
eseguita nelle aule del Conservatoire di Parigi dall’amico e compagno di studi George
Enescu e dallo stesso Ravel o forse da Alfredo Casella, altro allievo della classe di
composizione di Gabriel Fauré, di cui ascolteremo questa sera la Barcarola et Scherzo,
brano dal gusto raffinato, intimamente aderente all’esprit français del suo tempo.
Pur avendo pubblicato varie altre opere in quegli anni – ad esempio il Menuet antique (1895),
opera che Ravel riconosceva pienamente, tanto da orchestrarlo nel 1929 e che in questo
programma viene proposto nella raffinata versione per flauto e pianoforte di Gustave Samazeuilh –
non ritenne di rendere pubblica quest’opera: ne comprendiamo le motivazioni in quanto brano
ancor impregnato di gestualità e condotte armoniche tipiche del tardo romanticismo francese,
modelli dai quali Ravel si sarebbe sempre più allontanato. Non per questo però opera meno affascinante,
che presenta, seppur allo stato embrionale e in forme perfettamente classiche, tutti gli elementi che identificano
il linguaggio del suo autore: geometria ed essenzialità delle linee melodiche, predilezione per i meccanismi,
rigore e lucidità costruttiva. Se un debito si può scorgere nei confronti di Gabriele Faurè lo riscontriamo nella
raffinatezza delle mutazioni armoniche stemperate nel fluire del tessuto musicale in modo da dare l’impressione
di una metamorfosi continua, di un oggetto che muta lentamente e incessantemente. Procedimento che
anticipa di un secolo l’intuizione dei musicisti minimalisti americani e di cui troviamo un compiuto esempio
nella Sonata op. 109, opera mirabile per capacità di recupero di forme retoriche tradizionali – progressioni
modulanti, contrappunto con entrate ravvicinate – prassi che sarebbero potute risultare all’ascolto prevedibili
e meccaniche. L’enfasi di tali procedimenti viene depotenziata dalla concezione di melodie non appariscenti,
sottilmente ricorsive, per lo più svolte in un ristretto ambito intervallare.
Conclude spensieratamente il concerto L’invitation au château, musica di scena scritta da Francis Poulenc
per l’omonimo spettacolo teatrale di Jean Anouilh la cui première ebbe luogo il 5 novembre 1947 al
Théâtre de l’Atelier a Parigi. (Aldo Orvieto)