7.
Venerdì 29 novembre 2024 ore 17.30
Ateneo Veneto Aula Magna
in collaborazione con
Ateneo Veneto
L'INVENZIONE DELLA DODECAFONIA 1
Lezione/Concerto
Schönberg, Stravinskij e Adorno:
filosofia della musica moderna
Letizia Michielon relatrice
Costanza Pasquotti (1)
Elida Fetahovic (2)
Stella Gollini (3)
Yun Zhang (4)
Emma Brumat (5) pianoforte
Allieve della classe della
Prof.ssa Letizia Michielon
Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
dalle Bagattelle op. 126, nn 1, 3 e 5 (1)
Johannes Brahms (1833-1897)
dalle Fantasien op. 116, nn 1, 6 (2)
Arnold Schönberg (1874-1951)
Sechs kleine Klavierstücke op. 19 (3)
Igor Stravinskij (1882-1971)
da Trois Mouvements de Pétrouchka,
n 2 Chez Pétrouchka (4)
Pierre Boulez (1925-1916)
Douze Notations, nn 1-6 (5)
In occasione del
centocinquantenario della nascita di Arnold Schönberg il festival Ex
Novo Musica, in collaborazione con l’Ateneo Veneto e il Conservatorio
‘Benedetto Marcello’ di Venezia, presenta un ciclo di incontri, lezioni e
concerti aperti non solo agli studenti di musica, ma a tutto il pubblico e
dedicati alla comprensione di cosa sia la Dodecafonia. Curiosamente, a
cento anni dalla sua messa a punto, ‘dodecafonia’ è, per i più, ancora
una parola abbastanza misteriosa, capace di indurre una sorprendente
gamma di reazioni, dal più deferente rispetto al più diffidente sospetto.
Eppure nelle altre
arti non è così: la Citroën ha per esempio battezzato uno dei suoi
modelli: “Picasso”, per indurre negli acquirenti l’idea di originalità, crea-
tività, unicità… E non solo: benché molti elementi della musica d’avan-
guardia siano da decenni stati ripresi dal jazz e perfino dalla musica di
consumo, le opere dodecafoniche risultano tuttora di difficile ascolto.
Eppure, senza la svolta, e le geniali soluzioni proposte da Schönberg,
che hanno sciolto un’impasse in cui si trovava il mondo dei suoni, buona
parte della musica del Novecento non sarebbe stata la stessa o, forse,
non sarebbe neppure esistita.
Il Novecento è
stato senz’altro un secolo ricchissimo di talenti: personalità estrema-
mente differenziate, generatrici di linguaggi diversi. Ma la dodecafonia
non è uno stile, è un metodo, e “democratico”, che non sottopone più
le note alla gerarchia di una tonalità base, ma le libera ponendole in
relazione l’una con l’altra. O con le altre all’interno di una sequenza di
partenza autonomamente scelta dal compositore e denominata ‘serie’.
Ma questa “liberazione” non è ancora tutto, perché non solo la tecnica
seriale è insieme rigorosa e capace di evolversi, ma ricupera prassi anti-
che, come il contrappunto per esempio, realizzando una sintesi di secoli
di musica che non ha precedenti.
Si è sentito,
soprattutto in passato, confrontare Schönberg con compositori di più
immediato impatto. Ma basta pensare al dramma mozzafiato de
Un sopravvissuto di Varsavia, che concentra una tragedia in 6 minuti. O
ricordare i giovanili, abbaglianti Gurrelieder per capire che cosa sapeva
fare e quale tipo di successo avrebbe potuto avere, se avesse voluto.
Schönberg rinuncia
a tutto questo e, con un senso della missione dell’artista nel mondo
che forse non ha pari, chiede all’ascoltatore non solo di sentire, ma di
ascoltare, e con attenzione, così da sentirsi più liberi e più ricchi all’uscita
dal concerto. Schönberg rimane.
[Claudio Ambrosini]