4.


Domenica 10 novembre 2024 ore 20.00
Gran Teatro La Fenice
Sale Apollinee

FERRUCIO BUSONI E I SUOI ALLIEVI

Ex Novo Ensemble

Daniele Ruggieri flauto
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino
Carlo Teodoro violoncello
Aldo Orvieto pianoforte





Ferruccio Busoni (1866-1924)
Solo Dramatique op.33 BKV 101 (1879)
Elegia BV 286 (1919/20)
per clarinetto e pianoforte

Philipp Jarnach (1892-1982)
Sonatina op. 12 (1919)
per flauto e pianoforte

Ferruccio Busoni (1866-1924)
Kultaselle, dieci variazioni su un canto popolare finnico (1890)
per violoncello e pianoforte

Edgar Varese (1883-1965)
Density 21.5 (1936) per flauto

Stefan Wolpe (1902-1972)
Musik zu Hamlet (1929)
per flauto, clarinetto e violoncello

Wladimir Vogel (1896-1984)
12 Varietudes (1941/42)
per flauto, clarinetto, violino e violoncello



A un secolo
dalla morte di Ferruccio Busoni, questo concerto vuole rendergli omaggio,
con tre brani appartenenti ad altrettante fasi del suo percorso compositivo:
il Solo Dramatique – scritto a tredici anni per il padre clarinettista –
Kultaselle, opera matura, brillante e virtuosistica e l’Elegia, che presenta
il linguaggio armonico più evoluto della sua ultima fase creativa. Vuole
rendere omaggio alla figura di guida intellettuale che lo vide impegnato
nella crescita di molti compositori del suo tempo, da Kurt Weill a Philipp
Jarnach, da Stefan Wolpe a Wladimir Vogel, a Edgard Varèse.

Edgard Varèse
volle conoscere Busoni dopo aver letto l’Abbozzo di una nuova estetica
della musica
(1907, rev. 1910) e aver apprezzato il suo smisurato
slancio verso il nuovo e la sua visionaria idea di musica come patrimonio
universale: «Tutte, tutte le melodie dapprima udite e inaudite risuonano
senza eccezione e ad un tempo, vi trasportano, impendono su di voi, vi
sfiorano […],

La casa di Busoni
a Berlino era il centro di un'élite internazionale, il luogo di incontro delle
migliori menti attratte dal genio, dal fascino personale e dall’ampiezza
intellettuale del padrone di casa. Philipp Jarnach e Wladimir Vogel, sono
stati allievi di Busoni, molto presenti negli ultimi mesi di vita del Maestro
e Jarnach siassunse il compito di completare la partitura del Doktor Faust
opera-testimonianza del suo credo estetico. Busoni ammette di aver
operato, gli ultimi dieci anni di vita, per produrre questa sola opera e che
tutto il resto sia «studio, argomento, materiale per quell’opera principale
che tutto deve racchiudere».

Stefan Wolpe
costituisce un testimone d’eccezione che aiuta a comprendere la vasta
ricezione del pensiero di Busoni nel nuovo continente. Busoni risiedette
negli Stati Uniti, tra il settembre 1891 e l’aprile 1894 (insegnamenti a
Boston e New York) ed altri diciotto mesi ripartiti in quattro tournées
concertistiche (1904-10-11-15). Come afferma Giovanni Guanti, «dopo
un primo incontro favorevole con il Paese, [Busoni] divenne assai critico
nel confronti dell’american way of life, tanto da augurarsi di non dover mai
più rimettere piede in quella che, riprendendo una caustica espressione
di Heine, amava definire “la grande stalla della libertà, abitata dai villani
dell’uguaglianza”». Eppure furono «proprio i musicisti americani (e Busoni
sarebbe stato, forse il primo a meravigliarsene) i più attenti e fattivi proseliti
del radicalismo utopico della sua nuova estetica della musica.»
[Aldo Orvieto]