Concerto 10


Mercoledì 6 dicembre 2023 ore 18.00
M9 – Auditorium Cesare De Michelis


FARE SERENATE AI SATELLITI
ritratto in parole e musica di Bruno Maderna



in collaborazione con
Fondazione M9




Claudio Ambrosini narratore e direttore
Ex Novo Ensemble
Daniele Ruggieri flauto
Alessandro Baccini oboe
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino
Alberto Mesirca chitarra
Annunziata Dellisanti percussioni

con la partecipazione di giovani
musicisti selezionati a cura dell'Ex Novo Ensemble:
Andrea Magris e Eugenio Migotto flauto
Francesco Di Giacinto e Nelson Nuñez Medina oboe
Francesco Cristante e Alvise Bernaus clarinetto
Paolo Goganyan e Noemi Colcera violino
Giacomo Benvenuto e Enrico Muscardin chitarra





Bruno Maderna (1920-1973)
Widmung (1967) per violino
Dialodia (1971) per flauto e oboe
Aulodia per Lothar (1965)
per oboe d’amore e chitarra ad libitum

Luciano Berio
Sequenza I (1958) per flauto

Bruno Maderna (1920-1973)
Y después (1971) per chitarra a dieci corde
Serenata per un Satellite (1969)
nuova versione di Claudio Ambrosini
(2023) per flauto, oboe, clarinetto,
violino, chitarra, marimba
e due ensemble in eco.
ANTEPRIMA DELLA PRIMA ESECUZIONE ASSOLUTA



Bruno Maderna, nato a Venezia nel 1920 e prematuramente scomparso a Darmstadt nel
1973, è stato uno dei più importanti e originali musicisti del Novecento.
Bambino prodigio, direttore d'orchestra (della Scala) dall’età di dodici anni,
partigiano, trascrittore di musica antica, fondatore (con Luciano Berio e
Luigi Nono) del mitico Studio di Fonologia della RAI di Milano, docente e
animatore dei rivoluzionari Ferienkurse di Darmstadt, paladino della musica
contemporanea, direttore apprezzato a livello internazionale, eccellente sia
nell’interpretazione delle opere più recenti come di quelle del repertorio
classico, Maderna è stato soprattutto un grandissimo compositore, tuttora
esempio di creatività e di libertà. Il tratto che caratterizzava il suo approccio
era la capacità, forse unica tra i suoi contemporanei, di trovare il punto
di equilibrio tra il rigore della ricerca, la profondità delle conoscenze e la
fantasia, la sensibilità, la necessità umana di espressione, comunicazione e
poesia. La serata, condotta da Claudio Ambrosini, ne tratteggia un ritratto,
alternando la narrazione degli eventi alla proiezione di documenti fotografici
e alla esecuzione di alcuni suoi capolavori, tra cui l’eccezionale Serenata per
un satellite, presentata in una veste del tutto nuova.

Per un’istantanea di Bruno Maderna.
«Bruno Maderna bisognerebbe, per la verità, sentirlo parlare. Salta da un
argomento all’altro, cambia di continuo ritmo e accento, passa all’improvviso
da un tedesco italianizzato a un italiano che sembra tedesco; si ripete,
pensa ad alta voce borbottando sonoramente, il più delle volte inizia con
dichiarazioni personali per finire un momento dopo a fare delle dichiarazioni
con valori più oggettivi» [Frans van Rossum, introduzione ad un colloquio
con Bruno Maderna, 1973]

«Fino ad ora, com’era prevedibile, non ho cavato molto dal grugnire un po’
rauco di quest’uomo dall’aspetto curioso che ricorda un po’ un Orson Wells
addolcito. Dopo un po’ comincio ad abituarmi ai suoni che emette» [Bibeb,
introduzione ad un colloquio con Bruno Maderna, 1966]

«Parlare con Maderna è stato come salire su una giostra che non si fermava
mai. Gesti delle braccia, scoppi di risa e una commistione di sorrisi ed
espressioni corrucciate scandivano ogni rapido passaggio da un argomento
all’altro. […] Sotto a questo calore umano e a questa affabile vitalità risiede
un professionista profondamente dedito al suo lavoro, sicuro al punto da
potersene prendere gioco, ed esperto quanto basta da riuscire a guardare
alla musica moderna con sincerità e consapevolezza.» [Kenneth Sanson,
introduzione a un colloquio con Bruno Maderna, 1970]

Bruno Maderna Widmung.
La produzione per strumenti solisti di Bruno Maderna è costituita
da una rosa di brani abbastanza ridotta e, tra questi, solo due sono per
violino: Widmung e Pièce pour Ivry (1971). Il termine Widmung significa
‘dedica’ e probabilmente il titolo del brano si ricollega all’occasione della sua
creazione, l’inaugurazione a Nürtgen del Museo privato di pittura astratta
di Ottomar e Greta Domnick. Come sostiene Laurent Feneyrou, «Widmung
evoca un Lied di Robert Schumann, soprattutto traduce un’amicizia e un
dono che non chiede ringraziamenti, ma che rivela l’esistenza altrui. La
genesi dell’opera non è avvenuta in vista di un’esecuzione, bensì di un
esecutore; il mondo sonoro immaginato non è stato quello di un violino, ma
di un violinista.» La prima esecuzione, il 27 ottobre 1967, vide al violino Theo
Olof, al quale spesso i compositori coevi dedicavano le proprie opere, e caro
amico di Maderna. Il fatto che sia stata scritta per un determinato esecutore
non è di secondaria importanza. Nel 1969 Maderna scrisse per e dedicò a
Theo Olof il Concerto per violino e orchestra, la cui seconda cadenza riprende
integralmente la parte di Widmung, punteggiata da repliche dell’orchestra
– sette interventi brevi e tranchant si inseriscono nella voce solista, il più
delle volte affidati ai fiati, staccatissimo, o agli archi sotto una nota lunga
tenuta dal violino. Widmung, come del resto anche Piece pour Ivry, sono
dunque formalmente dei concerti senza orchestra. Così Maderna parla, in
una intervista con Christof Bitter (1970), dei suoi rapporti con il dedicatario:
«per quanto riguarda Olof, non voglio fargli i complimenti, ma ci tengo a dire
che non credo un altro violinista avrebbe capito il significato di questa parte
solistica. Perché i grandi violinisti, i “virtuosi”, avrebbero rifiutato un brano
che in buona parte è costituito da suoni ingrati e impossibili da cavare fuori,
acuti, pressoché inudibili, e così via. Per questo Olof mi ha impressionato:
per quanto mi riguarda egli è innanzitutto un musicista e poi un virtuoso.»

Bruno Maderna Dialodia.
I due strumenti prediletti di Maderna, il flauto e l’oboe, sono
protagonisti della Grande Aulodia (1970) per flauto oboe e orchestra e del
breve duo Dialodia, composto nell’anno seguente, la cui strumentazione
è però ‘aperta’ essendo il brano scritto per «due flauti, o due oboi, o
altri strumenti». Per quanto l’indicazione di Maderna farebbe pensare alla
predilezione per due strumenti gemelli, l’opera fu concepita in origine
per flauto e oboe come intermezzo di Ausstrahlung, e fu suonata da
questi due strumenti nella sua prima esecuzione nel 1971. Questo breve
brano simboleggia l’incontro delle due parole ‘dialogo’ e ’melodia’ e ben
rappresenta i gesti tipici della scrittura di Maderna: l’aspro contrasto
melodico, strutture complementari di vario genere, punti di incontro che
si materializzano in omoritmia completa o parziale, a volte anche in frasi
all’unisono. La fine dell’opera, totalmente ‘sospesa’ è ottenuta mediante
la brusca interruzione di un disegno veloce dei due strumenti.

Per le presentazione di Aulodia per Lothar,
Y después, Serenata per un satellite di Bruno
Maderna: si vedano le pagine dedicate al
concerto del 20 dicembre 2023.

Per le presentazione di Sequenza I di Luciano
Berio: si vedano le pagine dedicate al concerto
del 5 dicembre 2023.