Concerto 4
Lunedì 5 dicembre 2022 ore 20.00
Gran Teatro La Fenice
Sale Apollinee
RIPENSARE L'INFANZIA
Ex Novo Ensemble
Daniele Ruggieri flauto
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino e viola
Carlo Teodoro violoncello
Aldo Orvieto pianoforte
Giovanni Mancuso (1970)
“Osszce Russzce Sszcey” osservariazioni su un tema di Pietro
(2022) per flauto, clarinetto basso, violino, violoncello, pianoforte e file audio
Commissione Ex Novo Musica
PRIMA ESECUZIONE ASSOLUTA
Nino Rota (1911-1979)
Cinque Pezzi facili (1972)
per flauto e pianoforte
La passeggiata di Puccettino
Serenata – Pavana – La chioccia
– Il soldatino
György Kurtág (1926)
Signs Games &Messages:
Nèpdalfèle (im Volkston) (1994/98) per violoncello
The Little Squall (1981) per pianoforte
Doloroso (1992) per flauto
...féerie d’automne...(2004) per violino
In the language of birds (1997) per flauto
Hommage John Cage (Faltering words) (1987/91) per violino
Fanfares (1984) per pianoforte
Pilinszky János: Gèrard de Nerval (1984/7) per violoncello
The Carenza Jig (1989/1997) per violino
“In nomine – all’ongharese” (2001) per clarinetto
An apocryphal hymn (in the style of Alfred Schnittke)(1985) per pianoforte
Perpetuum mobile per violino
Ferruccio Busoni (1866-1924)
Bagatellen op. 28 BV. 299 (1888) per violino e pianoforte
Aus der Zopfzeit – Kleiner Mohrentanz – Wiener Tanzweise
Kosakenritt – Nach einem russischen Volkslieder
Alessandro Solbiati (1956)
Corde e Martelletti Suite (2022)
per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte
Commissione Ex Novo Musica
PRIMA ESECUZIONE ASSOLUTA
Jean-Jacques Rousseau famoso per il suo interesse per l’educazione
infantile, impone agli adulti il rispetto per la natura spontanea,
intoccabile e capace di costruirsi il migliore dei modi di vivere in quella
“completezza degli istinti” che conservano la vera natura dell’uomo;
natura che il progresso della società ha occultato e contaminato. Famosa
è la metafora del recinto che l’educatore deve tracciare intorno al bambino
per evitare che chiunque entri cercando di imporre dei comportamenti
da imitare come la ripetizione di forme sociali considerate necessarie per
l’educazione.
Nella storia della musica moltissimi sono stati i compositori che si sono
riferiti alla purezza del mondo infantile, in molte diverse declinazioni. Solo
nel programma di questa serata troviamo almeno tre di queste modalità.
Nei brani di Kurtág (una piccola raccolta della vasta produzione dal
compositore) si guarda alla scoperta del suonare, come ad un gioco –
senza trascurarne la potente fisicità; gioco teso al più intimo valore di
ricerca e scoperta. Disvelamento dunque di nuovi suoni, ma anche messa
a fuoco di emozioni, potenziamento della sensibilità. Si tratta di brani di
forte gestualità quasi un invito del compositore a riflettersi nella natura
del bambino il quale, mentre canta e balla, ci suggerisce il mondo dei suoi
desideri.
I lavori di Rota e Busoni – solo apparentemente oleografici o macchiettistici
– scritti in un vocabolario della reminiscenza inseguono i tortuosi percorsi
della memoria umana. Come suggerisce l’etologia, l’uomo conserva le
emozioni che sente di poter attualizzare, che ancora lo scuotono, lo fanno
ridere o piangere, dunque la rievocazione dell’infanzia quale luogo di vita
spontanea, serena e felice, potentemente si affaccia alla sua memoria.
Ascolteremo questa sera anche due brani in prima esecuzione assoluta. Se
Giovanni Mancuso analizza il gioco come straordinario processo creativo,
fenomeno complesso, straordinaria sintesi di azione fisica e pensiero
astratto, il brano di Solbiati muove dall’ambito del Mikrokosmos bartókiano
(raccolta di 153 brani di difficoltà progressiva destinati allo studio dello
strumento) inseguendo con grande potenza immaginativa l’idea platonica
della capacità della musica di orientare lo sviluppo della personalità. A
volte – soprattutto nell’età contemporanea – si attribuiscono a tali opere,
fortemente strutturate secondo principi pedagogici, i caratteri della troppo
rigida metodicità, deprivandole del loro autentico significato artistico.
Secondo noi senza alcuna reale motivazione: l’arte è sempre vissuta
modellandosi attorno a solide – a volte rigidissime! – strutture formali.
Giovanni Mancuso “Osszce Russzce Sszcey” osservariazioni su un
tema di Pietro.
Non ho mai sopportato la letteratura per l'infanzia, quella
volutamente semplificata, dalle tematiche appositamente selezionate,
moralmente edificanti, corredate da immagini confezionate, in brevi
capitoli e font accattivanti. Ricordo pure con orrore i vari album della
gioventù, i piccoli montanari e i pezzi facili della letteratura pianistica
destinata ai giovani allievi. Tutto un mondo di adulti che si crogiola nei
luoghi comuni dell’idea di infanzia dimenticando spesso di ascoltare e
sentire i diretti interessati.
Il piccolo Pietro – tre anni – sta giocando da solo al mattino. Il suo
momento di solitudine creativa si sviluppa incredibilmente su due piani
paralleli e indipendenti: le azioni e la gestualità del gioco e la linea vocale
indipendente che del gioco non è accompagnamento, descrizione o
amplificazione. La parte musicale di questo microcosmo mattutino si
sviluppa attraverso il principio archetipico della variazione: un inciso di
tre note viene sottoposto a numerosissime microvariazioni senza mai
perdere l’identità originaria. È un fenomeno complesso di costruzione
astratta – anche il testo è parte di un linguaggio inventato – per nulla simile
alle oleografie musicali di certe convenzioni sul mondo infantile. E così una
sorta di performance privata di gioco e suono, di azione fisica e di pensiero
astratto, di immaginazione interiore e linguaggio sonoro si delinea nell'oasi
fantastica del piccolo Pietro. Il brano non è altro che una osservazione
laterale di questo straordinario processo creativo. (Giovanni Mancuso)
Alessandro Solbiati Corde e Martelletti Suite Gli amici dell’Ex Novo
Ensemble , con cui spesso ho lavorato, mi hanno chiesto una riflessione
sulla musica dedicata ai giovanissimi, ai piccoli, pur nel linguaggio
musicale d'oggi. Poiché quattro anni fa ho dedicato vari mesi della mia vita
e attività al mio vasto ciclo di cento piccoli pezzi pianistici intitolati Corde
e martelletti, in cui tutte le tecniche e le sonorità nuove del pianoforte
sono messe a disposizione dei più giovani esecutori, rendendole la spina
dorsale di brevi curve formali molto immaginative già a partire dai titoli, ho
pensato di proporre ad Ex Novo una sorta di promenade entro cinque di
questi pezzi, che rimangono immutati pianisticamente, ma che vengono riverberati ed
intercalati dall’ensemble, che ne è spettatore suggestionato e in continuo
dialogo ed ascolto. (Alessandro Solbiati)