Concerto 1
Martedì 11 ottobre 2022 ore 20.00
Gran Teatro La Fenice
Sale Apollinee
Concerto dedicato alla memoria di Dmitri Smirnov
ISOLAMENTI
Ex Novo Ensemble
Daniele Ruggieri flauto
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino
Annamaria Pellegrino violino*
Paola Carraro viola
Carlo Teodoro violoncello
Aldo Orvieto pianoforte
Paul Hindemith (1895-1963)
Quartetto (1938)
per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte
Mäßig bewegt - Sehr langsam - Mäßig bewegt/Lebhaft/Ruhig - bewegt/Sehr lebhaft
Igor Stravinskij (1872-1971)
Elegia (1944) per violino
Giacinto Scelsi (1905-1988)
Pwyll (1954) per flauto
Arvo Pärt (1935)
Mozart-Adagio (1992/2017)
per clarinetto, violoncello e pianoforte
Claudio Ambrosini (1948)
Quattro Haiku per pianoforte(2021/2022)
- Anche di notte profuma il gelsomino
- Spring Photos Bring Cheer in Winter
- Veglia, nella conchiglia, la perla
- Ogni suono ha un gemello inudibile
Commissione ExNovo Musica
PRIMA ESECUZIONE ASSOLUTA
Elena Firsova (1950)
Threnody op. 193 (2022)
per flauto, clarinetto, quartetto d'archi e
pianoforte*
Commissione ExNovo Musica
PRIMA ESECUZIONE ASSOLUTA
Nell’ultimo conflitto mondiale molti artisti hanno dovuto abbandonare la loro patria:
i governi dittatoriali che hanno dominato in quegli anni feroci hanno
imposto regole ferree per le quali la libertà dell’artista si poteva riconquistare
o nell’esilio o nel silenzio, con l’autoisolamento. Le ragioni ideologiche determinanti
l’isolamento, inteso come coazione o come scelta,
vivificano nel rapporto dell’artista con il suo fare arte; rapporto certo non
lineare, ma invece spesso tortuoso e sempre complesso. Le Poetiche
nella musica del periodo buio delle dittature nazifasciste, della guerra,
della barbarie razzista diventano eminentemente simbolo, mondo immaginario
che può essere decriptato solo da coscienze attente e sensibili.
Il regime nazista investì molto nell’arte musicale come veicolo propagandistico
e in funzione dell’ educazione del popolo tedesco; era conscio
che la fuga di intellettuali e talenti di fama mondiale aveva depauperato
la cultura dei suoi massimi rappresentanti. Per questo non mancò di
corteggiare subdolamente Paul Hindemith, sfruttando le sue posizioni
moderate e di neutralità ideologica verso la politica. Fino al 1938 infatti
il grande compositore acconsentì a partecipare alla vita culturale del
regime nazista. Fu presentato come un artista aderente all’Avanguar-
dia in età guglielmina, che si era ravveduto ed aveva infine aderito ad
un linguaggio e ad una poetica che esprimesse la vera intima natura
del popolo tedesco. Solo qualche anno più tardi, dall’esilio americano,
Hindemith prese coscienza della feroce ambiguità del regime e arrivò a
scrivere di aver capito di essere stato trattato come un topo nelle grinfie
di un gatto. Il Quartetto per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte,
fu composto nel 1938, anno in cui Hindemith emigrò in Svizzera, dopo
essere divenuto bersaglio della critica culturale nazista che lo mise alla
berlina come degenerato nel contesto della mostra Entartete Musik allestita a Monaco nel 1937.
Se anche l’Elegia di Stravinskij può considerarsi frutto degli anni di
guerra (Stravinskij giunse infatti negli Stati Uniti nel 1939 e divenne
cittadino americano nel 1945) di tutt’altra natura sono gli isolamenti alla
radice dei brani che ascolteremo nella seconda parte del programma. I
lavori Claudio Ambrosini ed Elena Firsova, questa sera in prima esecu-
zione assoluta, appartengono a questa nuovissima forma di isolamento
sperimentata durante i lockdown imposti dalla pandemia agli ultimi tre
anni di storia mondiale; nel caso di Scelsi e Pärt ci troviamo di fronte ad
artisti la cui musica è rivolta a favorire un ascolto concentrato all’intima
natura del suono. In particolare Scelsi si considerava “solamente un
intermediario fra la musica del cosmo e la terra”.
Come afferma Edmund Husserl è necessaria una sospensione (epoché),
un temporaneo isolamento dal flusso dei fenomeni che ci rincorrono
incessanti per ascoltare il "suono" che l’essere ci comunica in tanti modi,
misteriosi, confusi, spesso illeggibili. Il poeta, il musicista, ogni artista
spera di poter ascoltare quel suono per trasmetterlo a chi non lo sente.
Epoché nella cultura occidentale si conquista con l’impegno, non è un
rifiuto della realtà ma una sospensione intenzionale che ritaglia una zona
del pensiero fenomenologico liberandolo dalla tormenta dei suoni este-
riori.
Claudio Ambrosini Quattro Haiku
Tra le molte cose della cultura giapponese che
ammiro c’è da una parte la precisione – includendo nel concetto anche
concentrazione, equilibrio, essenzialità – e, dall’altra, la sensibilità che, a
sua volta, si fa cura, raffinatezza, eleganza... E attenzione per il dettaglio,
amore del bello, del suo preciso manifestarsi, che si ritrova per esem-
pio ogni anno, nel momento di stupore che accompagna la fioritura dei
ciliegi. Penso che questi due aspetti si possano ben ritrovare anche nella
sottile poesia degli haiku, sintesi perfetta di intuizione, misura, grazia,
equilibrio, forma.
Anche di notte profuma il gelsomino è un pensiero di Maria Grazia
Stefani Teardo in ricordo del marito, il pittore Giorgio Teardo, scomparso
prematuramente nel 1998.
Autumn photos to bring cheer in winter aveva scritto nel gennaio 2020
Susan Sciama, postando su Facebook un gruppo di fotografie autunnali
della campagna inglese.
Veglia, nella conchiglia la perla è riferito a un'immagine di Margherita
Stevanato.
Ogni suono ha un gemello inudibile è il verso finale di una poesia di
Lorenzo Mullon, scritta nel 2019. (Claudio Ambrosini)
Elena Firsova Threnody op. 193
Scritta per un ensemble di sette strumenti è una compo-
sizione in un movimento di circa dieci minuti. È stata portata a termine
nell’agosto 2022, ma i primi abbozzi di questa musica, pensati per un
ensemble leggermente diverso, sono stati composti alla fine del 2020
e durante l’inverno del lockdown 2020/21. Questa musica colma di
tristezza riflette il mio stato d’animo dopo la morte del mio amato marito
di COVID, avvenuta nella primavera del 2020. Questo pezzo, come tutta
la musica che ho scritto dopo quel tragico evento, è dedicato alla sua
memoria. (Elena Firsova)
Dmitri Smirnov (1948-2020) nasce a Minsk (oggi Bielorussia); figlio di
due cantanti d’opera deve molto della sua formazione a Edison Denisov,
suo insegnante e mentore. Fin dal 1967 quando era ancora studente al
Conservatorio di Mosca fu affascinato dalla poesia di William Blake, le cui
opere avrebbero poi ispirato più di cinquanta sue composizioni. Dmitri
Smirnov ha anche pubblicato le traduzioni di tutte le opere di Blake in
russo e la prima biografia di Blake in lingua russa (2016). Quando nel
1979 Tikhon Khrennikov, segretario dell’Unione compositori sovietici,
pronunciò il famoso discorso “La musica appartiene al popolo” Smirnov
fu uno dei sette compositori – insieme a Edison Denisov, Sofia Gubai-
dulina ed Elena Firsova – a essere inserito nella lista dei compositori
non graditi al regime. Nel 1990, a seguito dello scioglimento dell’URSS,
Dmitri Smirnov poté stabilirsi con la famiglia in Gran Bretagna, ove risie-
dette con la moglie Elena Firsova e i figli per il resto della sua vita. La
sua musica negli anni ‘70 fu emblema del Modernismo russo; si tinse di
coloriture neoromantiche, negli ultimi decenni di vita.