Concerto 8


Giovedì 19 Marzo 2020 ore 20.00
Gran Teatro La Fenice
Sale Apollinee

PANORAMA SVIZZERO
tre ritratti

con il sostegno di
Pro Helvetia, Fondazione
Svizzera per la Cultura


Ex Novo Ensemble
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino
Carlo Teodoro violoncello
Aldo Orvieto pianoforte


Paul Juon (1872-1940)
Trio-Miniaturen, Suite op.18
e op. 24
(1920)
per clarinetto, violoncello e pianoforte
Reverie – Humoreske – Elegie – Danse phantastique

Othmar Schoeck (1886-1957)
Andante in Mi bemolle maggiore
WoO 35 (1916)
per clarinetto e pianoforte

Ernst Bloch (1880-1959)
Suite n°1 (1956) per violoncello solo
Prelude – Allegro – Canzona – Allegro

Paul Juon (1872-1940)
Sonata op. 82 (1923)
per clarinetto e pianoforte
Moderato assai – Adagio – Vivace

Othmar Schoeck (1886-1957)
Sonata in Re maggiore op. 16 (1908/9)
per violino e pianoforte
Nicht zu langsam – Ruhig – Allegro con spirito

Ernst Bloch (1880-1959)
3 Nocturnes (1924)
per violino, violoncello e pianoforte
Andante – Andante quieto – Tempestoso



La Svizzera che, nella sua indipendenza e neutralita, fu una sorta di stemperatore geografico dei conflitti politici e intellettuali, rappresenta da sempre un punto d’incontro tra i piu disparati ideali estetici e tra le personalita artistiche piu diverse. Come nel caso dei tre compositori presentati in programma, che offrono un ampio spettro delle tendenze musicali del primo Novecento svizzero, in particolar modo intorno al 1920.

Othmar Schoeck nasce a Brunnen nel 1896, si dedica dapprima alla pittura e in seguito alla musica, studiando nei Conservatori di Zurigo e di Lipsia dove fu allievo di Max Reger. Gia direttore di varie Societa corali a Zurigo dal 1911 al 1927, dove risiede, dirige dal 1917 i Concerti Sinfonici della vicina S. Gallo. Compositore principalmente di Lieder (circa 120) nei quali si ritrova soprattutto l’influenza stilistica di Hugo Wolf e la calda spiritualita di Schubert, compone anche moltissima musica da camera ben rappresentata dalla Sonata op. 16 per violino e pianoforte e dal raro Andante per clarinetto e pianoforte WoO 35. Infine non si puo dimenticare la meravigliosa Penthesilea (Dresda 1927), capolavoro assoluto del teatro musicale tratto dalla tragedia di Kleist – dedicato alle vicende dell’Amazzone regina che duello contro Achille e da lui venne ferita a morte, solo allora ammettendo d’essere, ad onta del suo stato e del suo sangue, perdutamente innamorata di lui – la cui eccessiva lunghezza costitui il principale ostacolo alla sua diffusione.

Paul Juon invece nasce a Mosca da genitori svizzeri, e viene soprannominato il “Brahms russo”, appellativo probabilmente escogitato dal suo compagno di studi Sergej Rachmaninov per il carattere delle sue prime composizioni. A Mosca frequenta una scuola elementare tedesca e il Conservatorio e ha tra i suoi maestri Anton Arenskij e Sergej Taneev. Nel 1894 completa la sua formazione musicale a Berlino con Waldemar Bargiel. Nel 1987 si trasferisce nella capitale tedesca dove nel 1911 viene nominato Professore di composizione presso l’Accademia di Musica. Nel 1934 in seguito all’ascesa al potere del nazismo e costretto a fuggire da Berlino. Ripara in Svizzera, a Vevey, sul lago di Ginevra dove trascorre gli ultimi anni della sua vita. Il percorso artistico di Juon confina la sua figura tra il tardo-romanticismo e la nascita delle istanze moderniste ed e appunto questo collocarsi storicamente in una sorta di limbo, di terra di nessuno, a non favorire la conoscenza della sua musica (malgrado la sua diffusione) il cui stile, inizialmente influenzato dalla scuola russa, si emancipera verso una dimensione piu cosmopolita, riallineandosi alle tendenze mitteleuropee del primo Novecento. Questo avverra soprattutto grazie al sapiente utilizzo del ritmo: sia attraverso una grande mobilita metrica ( come nel caso della Sonata op. 82 per clarinetto e pianoforte, dove nel primo movimento si alternano liberamente misure di due e tre quarti) sia attraverso l’utilizzo di ritmi irregolari (poliritmia). E ancora attraverso l’utilizzo di tempi di danza, in particolar modo il prediletto valzer (come nel “Quasi Valse lente” della “Danse Phantastique”, ultimo movimento del noto Trio-Miniaturen, riorchestrato da Juon per Trio da suoi pezzi pianistici). E in questa ricerca Juon anticiperà tutte quelle innovazioni tecniche che saranno raccolte e portate alle estreme conseguenze da compositori quali Stravinskij e Messiaen.

Infine Ernst Bloch, di cui quest’anno (2019) ricorre il sessantesimo anniversario della morte. Singolare personalita musicale del XX secolo e ricordato soprattutto per i suoi lavori di carattere ebraico, ma questo rappresenta in verità solo una parte della sua esuberante poliedricità estetica che ha reso omaggio anche alla natura svizzera, alle Alpi, all’America, alla vita urbana attraverso un disparato e spregiudicato utilizzo delle fonti e dei materiali. I 3 Nocturnes furono scritti nel 1924, poco prima che Bloch si trasferisse a San Francisco, del cui Conservatorio fu direttore dal 1925 al 1930 – emigrò infatti negli Stati Uniti nel 1916 e qui visse per il resto della sua vita. E sono caratterizzati da fascinazioni impressionistiche, come avviene nel primo di essi attraverso scale esotiche e sonorita eteree. Il secondo invece è una tenera cantilena in forma canonica dai forti richiami popolari. Nel terzo infine viene rappresentata in piccola parte l’attrazione per i ritmi motori con una sfumatura di Jazz tipici di quel periodo. Alla fine della vita, quasi a testamento e apice della sua evoluzione artistica, Bloch si rivolse alla forma essenziale della Suite per strumento solo. Oltre a quelle per violoncello ve ne sono anche due per violino e un’ultima incompiuta per viola. La Prima Suite per violoncello è quella che piu mantiene i riferimenti all’impianto formale barocco e fu dedicata alla violoncellista Zara Nelsova.