Concerto 11


Mercoledì 28 novembre 2017, ore 18.00
Ateneo Veneto, Aula Magna

THREE- LOVERS' BALLET
Con il sostegno di SIAE-Classici di Oggi




Carlo Lazari violino
Carlo Teodoro violoncello
Aldo Orvieto pianoforte

Claude Debussy (1862-1918)
Troisième Sonate (1917)
per violino e pianoforte
Allegro vivo - Intermède:fantasque et léger - Finale:très animé

Sylvano Bussotti (1931)
Three-Lovers' ballet (1978)
per violino, violoncello e pianoforte

Ildebrando Pizzetti(1880-1968)
Trio in la maggiore (1925)
per violino, violoncello e pianoforte
Mosso e Arioso - Largo - Rapsodia di settembre

La Troisième Sonate per violino di Debussy fu composta tra il 1915 e il 1917 in pieno clima di guerra e doveva rappresentare una sorta di reazione contro ogni tentativo di rifarsi alla tradizione tedesca. Tale avversione compare infatti sin dal frontespizio: Claude Debussy Musicien Françaix e si esplicita musicalmente mediante il ritorno alla chiarezza classica, alla semplicità e al nitore lineare della musica francese, in particolar modo guardando alla letteratura clavicembalistica dei secoli XVII e XVIII di Couperin e Rameau. La forma scaturisce da cellule melodiche in continuazione modificate secondo un principio di “variazione totale” all'interno di un tempo di concezione quasi circolare. La Sonata venne eseguita per la prima volta a Parigi presso la Salle Gaveau il 5 maggio 1917, con Gaston Poulet al violino e l'autore al pianoforte, durante un concerto di beneficenza per le vittime della guerra. Doveva far parte, nel progetto iniziale di Debussy, di un ciclo di sei Sonate di cui l'autore riuscì a portare a termine soltanto le prime tre, per violoncello e pianoforte, per flauto viola e arpa e, per l'appunto, per violino e pianoforte.

Sylvano Bussotti (1931), fiorentino, si avvicina alla composizione da autodidatta. Poi gira il mondo, soggiorna in Francia, Germania, Stati Uniti. Vince numerosi concorsi. E' stato inoltre direttore artistico del Teatro La Fenice di Venezia e del Festival Pucciniano di Torre del Lago. Ha insegnato “Storia del teatro musicale” all'Accademia di Belle Arti a l'Aquila, docente di composizione a Fiesole, direttore della sezione Musica alla Biennale di Venezia ma poi ancora pittore, poeta, romanziere, regista, scenografo, costumista… Insomma una poliedrica figura d'artista, direi quasi leonardesca, impossibile da contenere e delimitare al solo campo musicale. I Three Lovers' Ballet scritto nel 1978 per la classicissima formazione del Trio con pianoforte, sono delle immaginifiche scene di danza dove la musica si fa gesto e il segno sulla pagina esercizio calligrafico, insomma come suggerisce Bortolotto: .

Ildebrando Pizzetti, considerato uno dei principali esponenti di quella che Massimo Mila definirà come la cosiddetta “generazione dell'Ottanta”(Casella, Malipiero, Respighi), fu massimamente impegnato nel processo di rinnovamento del linguaggio musicale italiano. Tra la fine del 1924 e l'inizio del 1925 ricevette infatti la commissione per la composizione di un lavoro cameristico da eseguirsi a Parigi in un concerto di musiche inedite voluto e sovvenzionato dalla mecenate e musicista dilettante americana Elizabeth Spargue Coolridge. Allora la fama di Pizzetti era legata soprattutto al successo di alcuni lavori teatrali, nati dalla collaborazione con D'Annunzio (Fedra 1915, Dèbora e Jaéle 1922) ma non da meno era l'attenzione sul versante cameristico. Così nel 1925 a Parigi venne eseguito per la prima volta il Trio, con George Enesco al violino, Hans Kindler al violoncello e lo stesso Pizzetti al pianoforte. In esso è contenuta tutta quella spinta di rinnovamento tesa al recupero del patrimonio strumentale italiano che si contrapponeva all'imperante melodramma ottocentesco. Nel primo tempo del Trio, Mosso e Arioso, il discorso armonico procede senza arditezze dopo che l'accordo iniziale fissa senza equivoci di sorta la tonalità d'impianto, il gioco imitativo degli strumenti è condotto con grande perizia timbrica conservando sempre un vago carattere modale. Tali sonorità si levano arcane anche nel successivo Largo, il cui richiamo all'inizio de La Cathédrale engloutie di Debussy viene sottolineato per lo più dal procedere per organum al basso della parte pianistica. Chiude la Rapsodia di Settembre, forse il movimento più programmatico ma vagamente involuto.


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