Concerto 8


Martedì 20 novembre 2018, ore 20.00
Ateneo Veneto, Aula Magna

MUSICA SVIZZERA

Con il sostegno di Pro Helvetia, Fondazione Svizzera per la Cultura

Ex Novo Ensemble

Daniele Ruggieri flauto
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino
Carlo Teodoro violoncello
Aldo Orvieto pianoforte






Arthur Honegger (1892-1955)
Sonatine (1921/22)
per clarinetto e pianoforte
Modéré- Lente t soutenu- Vif et rythmique

Frank Martin (1890-1974)
Trio sur des mèlodies populaires irlandaises (1925)
per violino, violoncello e pianoforte
Allegro moderato-Adagio-Gigue

Wladimir Vogel (1896-1984)
12 Variétudes (1939/40)
per violino, flauto, clarinetto e violoncello

Heinz Holliger (1939)
Rechant (2008)
per clarinetto solo

Mario Pagliarani (1963)
Schubert by night
Quattro trasfigurazioni del Lied Nacht und Träume di Franz Schubert
per flauto, violoncello e pianoforte
Prima esecuzione assoluta
Commissione Ex Novo Musica



Arthur Honegger compositore svizzero ma che ha vissuto la maggior parte della sua vita a Parigi, fu membro del celebre gruppo “ Les Six” guidato da Jean Cocteau. La Sonatine per clarinetto e pianoforte fu composta tra il 1921 e 1922 e dedicata a Werner Reinhart, mecenate svizzero e clarinettista dilettante cui sono dedicati anche l'Histoire du Soldat e i Tre pezzi per clarinetto solo di Stravinskij. Fu eseguita per la prima volta nel 1923 dall'importante clarinettista francese Louis Cahuzac. I primi due movimenti hanno un carattere intimo e espressivo in forte contrasto con la vivacità molto animata del terzo dove riaffiorano elementi jazzistici così come elementi che sembrano anticipare quella passione per la “macchina” e la velocità che sfocerà nel 1923 con la composizione della sua opera più famosa: Pacific 231, ispirata al movimento e al suono di una locomotiva a vapore.

Quando Frank Martin nacque nel 1890, Brahms si accingeva a comporre il suo celebre Quintetto per clarinetto op.115. Quando Martin morì nel 1974, Shostakovich aveva appena completato il suo quindicesimo e ultimo Quartetto. La parabola della storia della musica coi suoi cambiamenti e ritorni abbracciata nell'arco della vita di Martin si riflette nel suo stile musicale che, per la sua unicità, sfugge a ogni categorizzazione. E questo potrebbe essere anche uno dei motivi della scarsa diffusione della sua produzione. Il Trio sur des melodie populaires irlandaises è, per fortuna, una delle opere più conosciute e rappresenta un raro gioiello cameristico del Novecento. Fu commissionato da un musicista dilettante americano che richiese un brano sulla musica popolare irlandese, ma in corso d'opera, per ragioni poco chiare, forse perché non soddisfatto dallo stile di Martin, ritirò la commissione. Peggio per lui, che giustamente non compare quale dedicatario di questo magnifico lavoro. Martin che, tra le altre cose, fu anche studioso e musicologo, consultò durante la composizione del Trio, numerose collezioni di canzoni popolari irlandesi alla Bibliothèque Nationale di Parigi, utilizzando almeno dieci brani autentici per tessere la trama di questa sua “fantasia” irlandese in tre movimenti con risultati veramente ragguardevoli, che avvicinano quest'opera alle migliori composizioni cameristiche di Poulenc, Stravinskij e Bartók.

Wladimir Vogel fu un compositore svizzero di estrazione tedesca e russa. La sua famiglia fu infatti internata durante la prima guerra mondiale a causa della loro ascendenza tedesca. Successivamente si recò a Berlino dove divenne l'allievo più autorevole di Ferruccio Busoni. Nel 1933, etichettato come “artista degenerato” dal regime nazista, lasciò la Germania e dal 1939 visse in Svizzera diventandone cittadino nel 1954. Insomma questo come lo stesso Vogel amava definirsi, fu costretto dalle vicissitudini storiche a non pochi mutamenti nella sua vita. Ma questi mutamenti gli consentirono forse di mantenere una posizione artistica sempre originale, autorevole e autonoma. Come nel caso delle Variétudes (1939/40), uno dei suoi lavori cameristici più rilevanti, dove l'uso raffinato di una scansione ritmica ben percepibile di chiara matrice russa ammorbidisce la durezza dell'ordito dodecafonico incanalato nella corrente prevalente del “serialismo integrale”, ancora una volta imponendo una visione autonoma e originale rispetto alla quale la musicologa svizzera Doris Lanz arriverà a parlare addirittura di .

Heinz Holliger è oboista, direttore d'orchestra e compositore tra i più interessanti del panorama internazionale. Inizia lo studio dell'oboe a undici anni al conservatorio di Berna e nel 1959 vince il Concorso Internazionale di Ginevra. Per la composizione studia con Veress e Boulez e si rifà alla lezione della musica di Nono. Tra le sue composizioni più importanti lo Scardanelli-Ziklus (1975/85) per flauto, coro, orchestra e nastro magnetico, il Quartetto per archi (1974) e ancora Beseit (1990/91) Zwölf Lieder nach Gedichten von Robert Walser, per controtenore, clarinetto, akkordeon e contrabbasso. Rechant (2008) per clarinetto solo è una composizione dedicata alla memoria del grande clarinettista Thomas Friedli (1946-2008) che esplora, attraverso salti molto ampli nella linea melodica, l'estrema estensione dello strumento. Il carattere è però sempre teso, lirico e espressivo andando a ricercare raffinatissime sfumature dinamiche in questo Rechant che sembra voler restituire la voce dell'amico improvvisamente scomparso.

Mario Pagliarani Schubert by night Quattro trasfigurazioni del Lied Nacht und Träume di Franz Schubert, per flauto, violoncello e pianoforte.
La notte nasconde il mondo, ne trasforma la percezione. Un po' la stessa cosa fa questa composizione con la musica di Schubert. Nel frastuono sempre più assordante del nostro tempo mi piace coltivare un'arte della sottrazione. Togliere invece che aggiungere per conquistare territori incontaminati dell'ascolto. Comporre il silenzio. Schubert by night propone quattro modi diversi - e parziali - di ascoltare il Lied Nacht und Träume.
1. “Ground zero”. Qui si indaga il limite oltre cui una musica non è più riconoscibile. Del Lied rimangono solo pochissimi suoni. Come punti luminosi che permettono di orientarsi nella notte.
2. Musica bucata, pieno-vuoto, luce-buio. Nel pianoforte di Schubert si aprono silenzi colorati.
3. Il tracciato armonico del Lied viene accelerato e compresso in onde di accordi.
4. Appare la melodia, filiforme, mentre dell'accompagnamento rimangono solo frammenti. Schubert sogna Webern. [Mario Pagliarani, estate 2018]

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