Concerto 3


Mercoledì 31 ottobre 2018, ore 20.00
Gran Teatro La Fenice, Sale Apollinee

VIENNA E PARIGI DANZANO

Con il sostegno di Palazzetto Bru Zane - Centre de musique romantique française


Ex Novo Ensemble

Daniele Ruggieri flauto
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino
Annamaria Pellegrino violino
Mario Paladin viola
Carlo Teodoro violoncello
Aldo Orvieto pianoforte


Jacques Offenbach (1819-1880)
Valse de Zimmer (1878)
per pianoforte

Giacomo Meyerbeer (1791-1864)
Quintetto (1813)
per clarinetto e quartetto d'archi
Allegro moderato-Rondò (Allegro scherzando)

Jacques Offenbach (1819-1880)
Barcarole da Les Contes d'Hoffmann (1880)
versione per pianoforte solo di Ferruccio Busoni (1918)

Fryderyk Chopin(1810-1849)
Gran Duo Concertante su temi da “Robert le Diable” di Meyerbeer (1832)
per violoncello e pianoforte

Jacques Offenbach (1819-1880)
Musette op. 24 (1880)
per violoncello e pianoforte

Camille Saint-Saëns (1835-1921)
da “Le Carneval des animaux” “ Tortues” (1886)
per pianoforte e quartetto d'archi

Johann Strauss jr (1825-1899)
Im Krapfenwaldl Polka francaise op. 366 (1869) Salon orchester
versione per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte

Johann Strauss jr (1825-1899)
Kaiserwalzer (1889) trascritto da Schoenberg (1925)
per flauto, clarinetto, quartetto d'archi e pianoforte


Tout tourne, tout danse

Jacques Offenbach nato a Colonia nel 1819, a soli quattordici anni si reca a Parigi per studiare musica e si fa poi naturalizzare francese. A Parigi nel 1833 vivono altri due celebri tedeschi: il poeta Heinrich Heine e il compositore Giacomo Meyerbeer. Jacques viene accettato al Conservatorio nelle classi di Cherubini e in quella di Halévy. Quando Johann Strauss padre ottiene il suo primo trionfo parigino a diciotto anni, Offenbach ha già scritto alcuni valzer e se la sua fama di compositore di operette in seguito non avesse messo in ombra questo aspetto della sua produzione, sarebbe forse in egual modo ricordato anche come compositore di musica da ballo. Anche il legame Vienna-Parigi, questo eterno dialogo ininterrotto, tra le due capitali della cultura e del divertimento, viene rafforzato a tal punto che Vienna sarà considerata da Offenbach la sua seconda patria. Questo forte legame ha come episodio paradigmatico il ballo dei giornalisti viennesi del 1864 dove vennero messi a confronto il valzer di Offenbach Abenblätter [Giornali della sera] e un valzer di Strauss , subito per gusto di simmetria ribattezzato Morgenblätter [Giornali del mattino]. Inizialmente fu il valzer di Offenbach ad avere la meglio, dimostrando che, almeno nel 1864, la supremazia del valzer viennese non era così consolidata come si è soliti pensare ai nostri giorni. Ma dall'incontro che ne seguì, pare loro malgrado, alla Taverna dell'Agnello d'Oro, Offenbach già importante celebrità europea, invitò Strauss a scrivere operette affermò, lo disse così, alla leggera, ma le sue parole pesarono molto, tant'è che in seguito le operette di Strauss minacciarono di sopravanzare le sue. Johann Strauss junior è infatti un compositore impareggiabile. Crea di continuo, annotando man mano le idee. La gente dice di lui che possiede una cui attinge a seconda dei bisogni del momento. Ma ai viennesi piace il valzer e i proprietari dei grandi locali da ballo lo costringono a produrre un valzer dopo l'altro. Così fino ai quarant'anni è impegnato nella composizione di musica da ballo e comprende che l'unica via d'uscita per conciliare le aspettative del pubblico e del mercato con le sue legittime aspirazioni artistiche sarebbe stata quella di nobilitare sempre più il valzer come genere musicale. Ma è ancora Parigi a offrirgli questa possibilità. Non dimentichiamo infatti che il suo valzer del Danubio, che nella Sala Diana di Vienna aveva deluso, suscitò a Parigi invece un tale entusiasmo da consacrarlo come il . Ma non da meno sono i valzer qui presentati in programma: il Kaiserwalzer nell'interessantissima trascrizione di Schoenberg del 1925 e Im Krapfenwald, non a caso una polka francese. Ma torniamo a Offenbach che in un'annotazione risalente agli ultimi anni di vita ricorda, vecchio solitario, la solitudine dei suoi anni giovanili a Parigi e la consolazione che traeva da una melodia conosciuta sin dall'infanzia, un valzer lento, delicato, cantato dalla madre e la sorella per farlo addormentare e di cui ricordava soltanto le prime otto battute. Queste otto battute, una sorta di presenza aleggiante per tutta la vita di Offenbach, si rivelarono al fine essere l'inizio del valzer di Rudolph Zimmer, che una volta era stato maestro di musica, ma che le vicissitudini della vita avevano trascinato sempre più in basso e in cui si imbatté Offenbach nella sua amata Vienna una sera dopo le prove dei Brigants, portando soccorso al vecchio compositore mezzo morto di stenti. Costretto immediatamente a partire scoprì al suo ritorno che il vecchio Zimmer era morto ma, come in una storia balzachiana, gli aveva lasciato un pacco che conteneva il valzer, un anello con zaffiro, una busta ingiallita e una lettera in cui raccontava la sua storia: la ragazza con cui Zimmer in gioventù si era fidanzato era morta poco prima delle nozze e per il dolore egli era caduto sempre più in basso. La lettera terminava con la preghiera che Offenbach conservasse quell'anello, dono di fidanzamento alla sua ragazza e bruciasse la busta ingiallita con i suoi capelli. Offenbach non solo soddisfece queste richieste ma pubblicò anche il valzer che aveva inseguito per tutta la vita. Sarà vero? Come disse Karl Kraus a proposito della Vie Parisienne .
La celebre Barcarole tratta da Les Contes d'Hoffman, nella versione pianistica di Ferruccio Busoni non ha bisogno di presentazione alcuna. È un vero e proprio inno, marchio di fabbrica della produzione di Offenbach insieme all'altrettanto celebre Can-Can tratto da Orphée aux Enfers, dove questo specialista della musica dell'ebbrezza celebra la danza più eccitante di tutto il Secondo Impero, qui però presentata nella versione tartarughesca tratta dal Carnevale degli animali di Camille Saint-Saëns. Giacomo Meyerbeer fu tra i principali bersagli delle parodie di Offenbach, però da uomo di mondo qual'era si rese conto da subito che tali parodie non facevano altro che accrescere la fama delle sue opere. E invece di offendersi per i continui scherzi del burlone, non perse occasione per sottolinearne il talento. Il suo Quintetto per clarinetto e quartetto d'archi del 1813 fu scritto per il grande clarinettista Heinrich Baermann (1784-1847) probabilmente come regalo di compleanno. E proprio dai temi di Robert le Diable di Meyerbeer prese corpo il Gran Duo Concertante di Frydryk Chopin composto nel 1832 con la collaborazione del violoncellista Auguste Franchomme a cui in seguito Chopin dedicò la Sonata op. 65. Questa rivisitazione dell'opera di Meyerbeer nacque sull'onda del grande successo riscosso da Robert le Diable fin dalla prima rappresentazione del 1831, consta di un'introduzione e di tre episodi da temi estratti dal primo e quinto atto e la scrittura è animata dallo spirito del gioco salottiero in qualche modo affine al mondo di Offenbach. Ma alla fine torniamo all'inizio, cioè proprio al violoncello, strumento che permise a Offenbach di entrare al Conservatorio di Parigi, conquistando col suo virtuosismo uno scontroso e burocratico Cherubini e successivamente gli permise di guadagnarsi da vivere suonando all'Opéra-Comique e a cui in seguito dedicò numerose composizioni, come questa semplice e freschissima Musette op 24, ancora un'aria di danza, che sembra essere stata composta soltanto ieri.

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