Concerto 2


Sabato 20 ottobre 2018, ore 20.00
Gran Teatro La Fenice, Sale Apollinee

O KING



Silvia Regazzo mezzosoprano

Ex Novo Ensemble
Daniele Ruggieri flauto
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino e viola
Carlo Teodoro violoncello
Aldo Orvieto pianoforte


Giorgio Federico Ghedini (1892-1965)
Musica per tre strumenti (1963)
per flauto, violoncello e pianoforte

Sandro Gorli (1948)
Sei Cadenze ( 1995)
per violino solo

Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968)
Pastorale e Rondò (1958)
per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte

Igor Stavinskij (1882-1971)
Three Songs from W. Shakespeare (1953)
per voce, flauto, clarinetto e viola
Musick to heare- Full Fadom five- When Dasies pied

LucianoBerio (1925-2003)
O King (1968)
per mezzosoprano, flauto,clarinetto, violino, violoncello e pianoforte


I have a dream

A cinquant'anni dall'assassinio di Martin Luther King avvenuto a Menphis, Tennessee, il 4 aprile del 1968, riteniamo importante e doveroso ricordarlo alla nostra maniera, cioè con un po' di musica. Attraverso autori quali Ghedini o Castelnuovo-Tedesco - di cui anche per lui ricorre il cinquantenario della morte, per fortuna un po' meno traumatica, ma che le leggi razziali costrinsero all'esilio - Gorli e Stravinkij le cui Three Songs from W. Shakespeare sembrano riverberare l'attacco del Riccardo III cui allude il celebre discorso I have a dream di King e naturalmente Berio.

Ghedini, compositore tra i più problematici e difficilmente collocabili del secolo scorso è un musicista dal carattere schivo, la cui fama è stata sempre quella di un isolato se non addirittura di un provinciale. Schiacciato fra le due guerre dalle figure di Pizzetti e Casella, così aperti ed eloquenti nell'esplicitare e diffondere i propri programmi artistici, Ghedini era invece uno che parlava poco, quasi si nascondeva. Eppure il suo impegno artistico e civile fu chiaro da subito. Il suo rifiuto del verismo e l'attrazione invece per la musica rinascimentale divennero per lui la chiave d'accesso a quello che considerava il fondamento della sua poetica, cioè l'espressione, il sentimento, riportato alla pura essenza. Come nel caso di Musica per tre strumenti del 1963, opera tarda, della maturità dell'autore, che già nel titolo esplicita il suo desiderio di purezza, dove la musica possa tornare alla sua prima essenza, quindi addirittura non Sonata, non Toccata ma soltanto Musica. Del resto lui stesso ebbe a dire che

Sandro Gorli Sei Cadenze per violino solo, sei immagini tratte dal repertorio del potenziale, dell'ipotetico, di quello che non è stato ma avrebbe potuto essere, immagini create dalla mente quando l' attenzione è distratta: un occhio stupito le vede e il suo più piccolo movimento trasforma un muro in una nube, la nube in un orologio e l'orologio in suoni; le studia, le scopre, le conosce e subito abbandona le regioni conquistate. Il suo modo di vedere si sviluppa dallo stupore fino alla generazione delle cose. [Sandro Gorli]

Quest'anno ricorre anche il 50° anniversario della morte di Mario Castelnuovo-Tedesco, compositore fiorentino di religione ebraica che nel 1939 dovette emigrare negli Stati Uniti per sfuggire alle leggi razziali. Ottanta anni fa infatti alla fine del 1938, il Consiglio dei Ministri sotto la presidenza di Benito Mussolini, approvava le “leggi per la difesa della razza”. La storia personale e artistica di Castelnuovo-Tedesco può quindi essere divisa tra un prima e un dopo. Prima in Italia nella sua Firenze e dopo esiliato in America, inizialmente a Larchmont, vicino a New York e poi in California dove il musicista conquistò nuovi spazi creativi, scrivendo colonne sonore per la fiorente industria cinematografica di Hollywood, insegnando e formando artisti celeberrimi per la musica da film come John Williams e Henry Mancini, ma continuando allo stesso tempo a comporre anche musica “pura”. Come nel caso di questa rarissima Pastorale e Rondò del 1958, scritta per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, formazione cameristica che il Novecento attraverso i celebri Quartetti di Messiaen e Hindemith ha reso in qualche modo “classica”. E neoclassico è anche l'assetto formale cui allude esplicitamente il titolo.

La prima esecuzione dei Three Songs from W. Shakespeare di Stravinkij avvenne nel 1954 a uno dei Concerti della di Los Angeles diretti da Robert Craft. Rappresentano la prima serie di canti composta dopo le Quattro canzoni russe del 1919 e si inseriscono all'interno del percorso che in quegli anni lo aveva portato a sviluppare importanti esplorazioni contrappuntistiche, iniziate nella Cantata e nel Settimino, avvicinandolo per altre vie alla tecnica seriale. A questo scopo scelse l'ottavo sonetto di Shakespeare, Musick to heare, il canto di Ariele Full Fadom five, tratto dalla Tempesta e la canzone del Cuckoo tratta da Pene d'amor perdute.

O King. Composto nel 1968 per mezzosoprano, flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, questo lavoro vuole essere un tributo alla memoria di Martin Luther King. Il testo è costruito semplicemente dalla enunciazione del nome del martire negro. Le parole e i loro componenti sono sottoposti a una analisi musicale che è parte integrante della struttura generale. La voce enuncia i diversi elementi fonetici del nome che, infine, viene gradualmente riconosciuto: .” [Luciano Berio] Successivamente O King fu rielaborato e inserito dallo stesso Berio come secondo movimento del suo importante lavoro dedicato a Leonard Bernstein, Sinfonia.

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