Concerto 10


Domenica 3 dicembre 2017, ore 20.00
Gran Teatro La Fenice, Sale Apollinee

SIAE - Classici di Oggi

AFFEKTENLEHRE
Festa in musica per gli ottant'anni di Azio Corghi

Io resterò ognora inébranlable nel ritenere l'arte
musicale italiana (specialmente per la parte
vocale) tutta ideale ed espressiva, mai imitativa
come il vorrebbero certi filosofoni materialisti.
Mi sia permesso dire che i sentimenti si
esprimono e non si imitano.
(Gioacchino Rossini)



Con il sostegno di SIAE


Monica Bacelli mezzosoprano
Anna Serova viola
Aldo Orvieto pianoforte

Ex Novo Ensemble

Daniele Ruggieri flauto
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino
Carlo Teodoro violoncello

Azio Corghi (1937)
“... promenade” (1989) per flauto, clarinetto, violino e violoncello

Alberto Colla (1968)
Quintet écrit pendant la fin des temps (2017) per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte.
- Liturgie de cristal du Temps
- Vocalise, pour Kim qui annonce la fin du Temps
- Abîme des Couillons
- Intermède
- Louange à l'Éternité de la Nature
- Danse de la fureur, pour un seul Trump
- Fouillis des chemtrails, qui annoncent la fin du Temps
- Louange à l'Immortalité des idiots

Dedicato al mio Maestro Azio Corghi.
Commissione Ex Novo Musica, prima esecuzione assoluta

Azio Corghi (1937)
Tang'Jok-Her (2008) per viola

Tang'Jok-Jaloux (2012) per viola
Prima esecuzione assoluta

Gioacchino Rossini (1792-1868)
Ariette à l'ancienne (Morceaux réservés N. 11) (1858, testo di Jean Baptiste Rousseau)

La Vedova Andalusa, Canzone spagnuola (1864, versione in italiano di A. De Lauzieres)
per canto e pianoforte

Azio Corghi (1937)
Affekte (2005) per flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello

Metamorfosi (2017) tre liriche su testo di Magda Bodrito
per mezzosoprano, flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte
Commissione Ex Novo Musica, prima esecuzione assoluta.


Preludio rossiniano

Dopo la lunga malattia che gli aveva impedito quasi del tutto di comporre e anche di svolgere una vita normale, Rossini si stabilì definitivamente a Parigi nella primavera del 1855. Qui, ormai guarito, assunse il ruolo di gran maestro dell'Ancien Regime, conducendo una vita sociale molto singolare, tutta centrata sul suo salon della Chaussee d'Antin prima, poi, nei mesi estivi, anche sulla villa di Passy. Astenendosi dal comparire nelle sedi ufficiali e consacrate della musica, non mancava di giudicare ironicamente e con salaci battute l'evoluzione - vera o presunta - dell'arte.
Questo giudizio non fu solo riservato alle battute di spirito, ma riversato nella stessa musica, che non di rado (soprattutto quella pianistica) fa il verso alle mode correnti e agli usi e agli abusi del «Nouveau Regime». Le soirée che si organizzavano in casa sua raccoglievano uomini politici, finanzieri, giornalisti, scrittori e, naturalmente, musicisti. Intervenire od essere invitati a queste riunioni, in cui si faceva sempre musica, divenne un punto d'onore per interpreti, giovani compositori, stelle dell'opera o aspiranti tali. Non di rado sulla stampa parigina comparivano notizie su queste serate e vere e proprie recensioni sulla musica che vi veniva eseguita.
Avendo ripreso a comporre dopo molti anni di silenzio, Rossini destinò un numero considerevole di pezzi al suo salon, pezzi esclusi dalla pubblicazione e dall'esecuzione pubblica, ma scritti «ad uso personale». Pur tuttavia la notorietà che queste pagine acquisivano, le rendeva in qualche modo semi-pubbliche e anzi accentuava la curiosità di editori, esecutori ed appassionati. L'iter compositivo di questi pezzi fu ben diverso da quello adottato da Rossini durante la sua carriera teatrale al servizio del pubblico e degli impresari. L'autore ebbe tutto il tempo di rivederle, di sorvegliare l'operato dei copisti di sua fiducia, annotando il proprio pensiero nelle varie sfumature e con scelte musicali estremamente sottili. Non senza il solito ostentato distacco, finì per usare per queste pagine la definizione di «Péchés de vieillesse» (oppure «Péchés de ma vieillesse» ed anche «Peccati di vecchiezza»), che estese anche ad un certo numero di lavori pubblici, e infine alla stessa Petite Messe solennelle. Questo corpus di composizioni, sebbene databili nell'ultimo decennio di vita, senz'altro attingono al vecchio serbatoio degli anni della malattia, rielaborando opere precedenti nella musica e nei testi. Una parte considerevole di queste opere utilizza un unico testo come base di esperimento, l'aria metastasiana «Mi lagnerò tacendo» del Siroe (atto II, scena I): Mi lagnerò tacendo / Della mia sorte amara; /Ma ch'io non t'ami, o cara, / Non lo sperar da me. /Crudel! in che t'offesi / Farmi penar, perché [cosi] ? Aria scelta da Rossini per il suo carattere generico ed ambiguo, capace di assumere in sede musicale le più diverse intonazioni, e per la quale l'autore aveva sviluppato, fin dagli anni '20, una nevrotica predilezione. Il testo originale assunto con alcune varianti, ci appare oggi emblematico della situazione contraddittoria di uomo e di artista che Rossini visse dopo il ritiro dalla vita teatrale. (dalla prefazione all'Edizione Critica delle Opere di Gioacchino Rossini, Edizioni Ricordi VII/2, a cura di Rossana Dalmonte)

Azio Corghi“...promenade”

Scritta per la ricorrenza del bicentenario della rivoluzione francese, ed eseguita in prima assoluta al Teatro Comunale di Alessandria il 20 settembre 1989 “...promenade” si appoggia al principio della contrapposizione dialettica. Articolata in sezioni, la composizione si apre a soluzioni interpretative di ordine “teatrale”. Il suo “sviluppo” avviene sullo sfondo di un “passo” che incede, con progressiva accelerazione, verso il raggiungimento del climax conclusivo. Alla prevaricante posizione iniziale del violoncello, alla sua pregiudiziale immobilità, reagisce dapprima il clarinetto seguito dal flauto e dal violino. Attraverso un gioco di opposte alleanze, nelle quali è coinvolto lo stesso violoncello, la lotta tra “famiglie” (legni contro archi) conduce a un totale coinvolgimento: le singole individualità o doppie affinità, sembrano lasciare il posto a una raggiunta unità di intenti (omoritmici procedimenti collettivi).
Nel finale, contro i riaffioranti rigurgiti di ostentata autonomia (brevi cadenze ma soprattutto il disperato tentativo del violoncello di restaurare il suo “stacco” iniziale) si propone la dialettica del concetto di libertà nei termini espressi da Ludovico Geymonat: “É il carattere di lotta, quello che pone in luce la dinamicità della libertà in qualunque significato la si voglia intendere. Ne segue che la libertà non è uno status che si possa raggiungere una volta per sempre oppure che, una volta conseguito, richieda solo di essere difeso. Al contrario, esso richiede di essere perennemente ampliato, approfondito, discusso. L'unico modo di difenderlo è quello di sottoporlo a continue critiche; è quello di potenziare la sua creatività”. Facendo mie queste parole, con l'ammirazione e la riconoscenza dell'allievo per il Maestro, ho dedicato “...promenade” a Massimo Mila. (Azio Corghi)

Alberto Colla Quintet écrit pendant la fin des temps (Quintetto scritto durante la fine del tempo)

«I politici hanno una loro etica. Tutta loro. Ed è una tacca sotto quella di un maniaco sessuale.» (Woody Allen) Il tempo sta finendo? Se Oliver Messiaen visse la terribile prigionia in guerra, oggi viviamo la prigionia fra le guerre, nel ricatto, nel lavoro coatto, nella povertà, nella precarietà, nella minaccia, nel delinquere, nel terrore tra attentati, nella violenza fra simili e, rabbiosa, su altre specie. Una condizione che burattini, maneggiati da invisibili burattinai, si ostinano a chiamare vita. Poteri orribilmente farseschi, incapaci e corrotti bivaccano - unti e impataccati di medaglie - sulle ceneri del mondo. E le spoglie brulicano di larve cannibali. Larve che mirano solo alla truffa, alla deflagrazione. Come disse il Marchese de Sade: «per l'uomo non c'è altro inferno che la stupidità e la malvagità dei suoi simili». E la Natura con noi non è in buona compagnia.
Il quintetto si divide in otto movimenti, così come è diviso il Quatuor pour la fin du temps di Messiaen. Tolto il misticismo “messianico”, i titoli scimmiottano gli originali con alcune profananti attualità. Ma la durata è decisamente inferiore, un quarto del Quatuor. Nella nostra società non c'è più Tempo … «L'umanità si trova oggi ad un bivio. Una via conduce alla disperazione, l'altra all'estinzione totale. Speriamo di avere la saggezza di scegliere bene!» (Woody Allen)

Liturgie de cristal du Temps (Liturgia del cristallo del tempo). Nel 2017, presso le università di Maryland e Harvard, è stato realizzato un cristallo temporale: particelle quantistiche che per rottura di simmetria non raggiungono mai uno stato stazionario.
Vocalise, pour Kim qui annonce la fin du Temps (Vocalizzo per Kim che annuncia la fine del Tempo) «Sono finiti per sempre i giorni in cui i nostri nemici potevano ricattarci con bombe nucleari.» (Kim Jong-un)
Abîme des Couillons (Abisso dei coglioni) «Recentemente un discepolo pensoso (tale Critone) mi ha chiesto: “Maestro, come si può bene appressarsi alla morte?” Ho risposto che l'unico modo di prepararsi alla morte è convincersi che tutti gli altri siano dei coglioni.» (Umberto Eco)
Intermède (Intermezzo) «Un idiota è un idiota; due idioti sono due idioti. Diecimila idioti sono un partito politico.» (Franz Kafka)
Louange à l'Éternité de la Nature (Lode all'Eternità della Natura) «Se l'uomo fosse immortale, ti immagini quanto sarebbe il suo conto dal macellaio?» (Woody Allen)
Danse de la fureur, pour un seul Trump (Danza del furore, per una sola strombazzata) «Quando qualcuno ti sfida, combatti. Sii brutale, sii duro.» (Donald Trump)
Fouillis des chemtrails, qui annoncent la fin du Temps (Vortici di scie chimiche che annunciano la fine del Tempo) «Ci sono persone che sanno tutto e purtroppo è tutto quello che sanno.» (Oscar Wilde)
Louange à l'Immortalité des idiots (Lode all'Immortalità degli idioti) «Solo due cose sono infinite, l'universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima.» (Albert Einstein)
(testo di presentazione di Alberto Colla)

Azio Corghi Tang'Jok-her

Questo tango fu eseguito in prima assoluta da Anna Serova a Paganica (L'Aquila) l'11 agosto 2008 nel contesto del Festival Internazionale Pietre che cantano. Autoironia contro Autoreferenzialità. Un tango ballabile (La Cumparsita) che crea sarcastiche interferenze con gli intermezzi teatrali di una tragedia (Giocasta). Un Joker (nemico di Batman) che spariglia, ballando, edipiche figure teatrali. Un gioco virtuosistico-cubista dedicato a un'interprete d'eccezione. (Azio Corghi)

Azio Corghi Tang'Jok-jaloux

Questo tango, dedicato ad Anna Serova, vede questa sera a Venezia la sua prima esecuzione assoluta. Un gioco virtuosistico che scaturisce dal seducente ritmo e dalla citazione del tango tzigano “anni venti”.?Citazione melodica che s'intreccia con il doloroso incipit del Lamento di Arianna monteverdiano. Una composizione che fa riferimento al dramma teatrale Elena, di Maddalena Mazzocut-Mis, dove “l'arma della bellezza diventa causa di sofferenza”. (Azio Corghi)

Azio Corghi Affekte
Scritto nel 2005 per Alvaro, mio nipote, su commissione della Fundaciao BBK di Bilbao in occasione del bicentenario della nascita di Juan Crisòstomo Arriaga, Affekte ebbe la prima esecuzione a Bilbao il 31 ottobre 2006 nel contesto del Festival Musica Actuales con i Solistas de Madrid diretti da Jesùs Villa Rojo.
Di fronte al terribile evento di una morte precoce, come quella del non ancora ventenne Juan Crisòstomo Arriaga, l'interrogativo apposto da Beethoven nel Finale dell'op.135 si rivela in tutta la sua ineluttabile drammaticità: ”Muss es sein?” così, dev'essere? Evitando di accogliere la beethoveniana affermazione successiva, “Es muss sein!” dev'essere! (qui intesa come sintomo di rassegnazione), ci si chiede: è possibile ribellarsi alle conseguenze di un tragico destino urlando la propria disperazione. Come descrivere i sentimenti di sofferenza, angoscia e repulsione di fronte a una morte improvvisa? A questi interrogativi si tenta di rispondere attraverso la “descrizione musicale di un sentimento umano” volutamente privo di consolatorie trascendenze: Affekte nel senso romantico del termine ovvero “stato di eccitazione e di sommovimento dell'anima”. Il quintetto si sviluppa contrapponendo “simbolici frammenti” che fanno parte della nostra storia musicale (quelli di Beethoven e Arriaga), a temi che appartengono intimamente al vissuto dell'autore. L'alternanza continua fra i momenti di tensione e quelli di apparente calma, lascia tuttavia trasparire spiragli di luce per lo più evidenziati dalle citazioni. L'incedere della pulsazione ritmica ternaria è predominante e determina una gestualità strumentale incalzante accompagnata da forti contrasti dinamici. Le impennate, le lacerazioni violente, costituite da rapidi e improvvisi movimenti ascendenti o da progressioni orientate verso punti culminanti, costituiscono una sorta d'imprecazione, unita alla voglia di sfondare un'impenetrabile cappa sovrastante. Non c'è rassegnazione, soltanto umana angoscia e dolore, forse razionalmente accettata perché, per dirla con José Saramago, “non vale la pena morire due volte”. (Azio Corghi)

Azio Corghi Metamorfosi

L'opera è stata scritta per l'odierna occasione concertistica veneziana ed è dedicata a Monica Bacelli e agli interpreti dell'Ex Novo Ensemble. Si tratta della “rilettura in chiave di attualità” di un'opera per mezzosoprano e pianoforte scritta nel 1964 su testo di Magda Bodrito. La nuova versione approfitta del maggiore spazio timbrico a disposizione per evidenziare situazioni caratterizzanti ognuna delle tre liriche. Il “ricordo” e la collaborazione di bravissimi interpreti possono stimolare la fantasia creativa anche a distanza di oltre mezzo secolo dalla prima stesura di un proprio lavoro.
(Azio Corghi)


Testi musicati

Gioacchino Rossini Ariette à l'ancienne (testo di Jean Baptiste Rousseau)

Que le jour me dure
passé loin de toi!
Toute la nature
n'est plus rien pour moi.

Le plus vert bocage,
quand tu n'y viens pas,
n'est qu'un lieu sauvage,
pour moi, sans appas.
Quanto è duro passare
una giornata lontano da te!
Le dolcezze della natura
non sono più niente per me.

Il boschetto più rigoglioso,
quando tu non vieni,
è per me solo un luogo selvaggio,
senza alcun fascino.


Gioacchino Rossini La Vedova Andalusa (poesia di Achille De Lauzières)

O tu che in cor desti il terror,
Tu si tremendo in tuo furor,
Fiero ocean, perché, perché
Lo sposo mio rapisti a me?

Oh martir crudele per un cor fedele!
Ah! ah! ah!
Lo sposo che adoro ahimè!
Non vien più no, no, no
Ahimè! no ahimè! non vien più.

Gran Dio! del mio tormento
Calma, calma, calma il crudel rigor,

Ti plachi il mio lamento, Sperdi, sperdi, sperdi sì rio dolor.
La canzon echeggiar
Parmi udir del nochier ah! ah! ah!
No: m'illuse il cor,
L'eco è stata ancor.
Ahi più nol vedrò,
Di duol morrò, di duol morrò

Oh martir crudele per un cor fedele!
Ah! ah! ah!
Lo sposo che adoro ahimè!
Non vien più no, no, no
Ahimè! no ahimè! non vien più.

D'angoscia il cor ho franto;
Bambin, a te d'accanto più non so cantar
No nol so ah! ah! ah!
Da chi ti diè la vita il ciel ahi! m'ha dipartita,
La morte ho in core, cedo al dolor ah! ah! ah!
Spietato il ciel ti fè orfanel

Oh martir crudele per un cor fedele!
Ah! ah! ah!
Lo sposo che adoro ahimè!
Non vien più no, no, no
Ahimè! no ahimè! non vien più

O tu che in cor desti il terror,
Tu si tremendo in tuo furor,
Fiero ocean, rapito ahimè!
Lo sposo mio mi fu da te!


Azio Corghi Metamorfosi (testo di Magda Bodrito)

I
Per una natura stanca del desiderio di acque,
la terra emana i suoi vapori tepidi e umidicci:
sono il respiro lieve e trasparente del mio essere
interrato ad un mondo che si riposa.

II
Ti amo, pioppo, e ti guardo.
Il corpo mio si allunga, senza misura,
le braccia dolorosamente si tendono e diventano i tuoi rami,
il capo si divide in mille, piccole parti verdi come le tue fronde.
Gioco ed intreccio anch'io col vento danze strane, di morte e di rinascita;
e, dopo le danze, i nostri rami si cercano e si trovano,
perché tu sei pioppo ed anch'io lo sono.

III
Quella sera, mentre il sole donava il suo esistere rosso al pallido cielo,
l'acqua del fiume penetrò l'anima dei grigi canneti.
Riconobbi nel fondersi delle loro esistenze la nostra fusione:
eri tu, che venivi come acqua di fiume,
verso il mio spirito interno e lo penetravi negl'intimi recessi;
poi lo prendevi con te, lasciandomi il tuo spirito e la sua angoscia.