Concerto 12


Martedì 1 dicembre 2015, ore 20.00
Gran Teatro La Fenice Sale Apollinee

Le Masque de la Mort rouge

In collaborazione con Palazzetto Bru Zane - Centre de musique romantique française



«Tra l'altro, negli ultimi tempi, sono praticamente
vissuto nella Casa Usher, che non è precisamente
il luogo dove curare i propri nervi, anzi… È più
facile venire contagiati dalla singolare mania di
ascoltare parlare le pietre, e ancora di aspettarsi il
crollo di una casa quasi fosse un fenomeno
naturale, se non addirittura inevitabile»
Claude Debussy ad André Caplet


Ex Novo Ensemble
Daniele Ruggieri flauto
Carlo Lazari violino
Annamaria Pellegrino violino
Mario Paladin viola
Carlo Teodoro violoncello
Nicoletta Sanzin arpa


Maurice Ravel (1875-1937)
Quartetto (1903) per archi
Allegro moderato - Assez vif - Très lent - Vif et agité

Philippe Hersant (1948)
Usher (2015) per arpa e quartetto d'archi
Commissione di Jakez François, direttore delle "Arpe Camac"
Prima esecuzione assoluta

Jean Cras (1879-1932)
Quintetto (1928) per flauto, violino, viola, violoncello e arpa
Assez animé - Animé - Assez lent - Très animé

André Caplet (1878-1925)
Conte fantastique (1919) da La Masque de la Mort rouge di Edgard Allan Poe
per arpa e quartetto d'archi


Maurice Ravel Quartetto

“Al mio caro maestro Fauré”. Queste le parole di Ravel a dedica del Quartetto in fa, scritto tra il dicembre 1902 e l'aprile del 1903, pubblicato da Astruc nel 1904, leggermente rivisto in occasione della seconda pubblicazione nel 1910. Ravel aveva forse voluto parzialmente accogliere il giudizio severo di Fauré riguardo l'ultimo movimento: «tronco, poco equilibrato, in sostanza, mal riuscito». Sono del resto ben note le vicende del rifiuto del mondo accademico e in particolare dell'entourage del Conservatorio parigino per la sua arte.
Pur essendo già un affermato compositore - scrisse infatti Pavane pour une infante défunte nel 1899 e Jeux d'eau nel 1901 - Ravel concorse addirittura tre volte al Prix de Rome: la prima venne escluso nelle prove preliminari (fuga a quattro voci), nelle altre due le sue cantate Myrrha (1901) e Alcyone (1902) vennero ritenute mediocri e indegne del premio. Il Quartetto di Ravel fu composto a distanza di circa dieci anni da quello di Debussy, il quale ritenne di essere stato in qualche modo plagiato dal suo più giovane collega tanto che la vicenda incrinò per un certo periodo i rapporti amichevoli tra i due musicisti. Anni più tardi Debussy ebbe però ad affermare che del quartetto raveliano non si doveva cambiare neppure una nota. Una certa influenza del quartetto di Debussy su quello di Ravel è comunque innegabile se si pensa al secondo movimento (Assez vif) svolto prevalentemente dagli archi in pizzicato e modellato chiaramente su quello del Quartetto di Debussy; anche se rispetto a quest'ultimo, Ravel impiega un doppio ritmo (6/8 e 3/4) con una accentuazione che spesso insiste sui tempi deboli. La scrittura di Ravel si fa sperimentale e prende gradualmente le distanze dalle forme della tradizione. Scrive l'autore: «esso risponde ad una volontà costruttiva realizzata senza dubbio in maniera imperfetta, ma che si presenta molto più lucida rispetto alle mie precedenti composizioni». L'opera manifesta una forte bivalenza tra due tendenze antagoniste: quella che propende per una densa scrittura contrappuntistica - che richiama a Franck e, secondo i canoni classici, si riteneva più consona allo stile quartettistico - e lo stile Debussy, più libero, fresco e audace. Un'analisi del quartetto raveliano risulta peraltro non solo impossibile ma anche inutile. Il musicista francese fa piazza pulita delle forche caudine della forma della sonata citando ben nove diversi spunti tematici che vengono variamente utilizzati in tutti i movimenti.


Philippe Hersant Usher

Nel 1908, Claude Debussy progettò di scrivere un opera lirica ispirandosi ad un racconto di Edgar Alan Poe, La Caduta della casa Usher. Ne scrisse la prima scena e parte della seconda. Purtroppo, la partitura rimase incompiuta. Lo stesso anno André Caplet, amico di Debussy, scrisse la sua Légende per arpa e orchestra, che decise più tardi di rielaborare per arpa e quartetto d'archi, con il titolo Conte fantastique ispirato ad un altro famoso racconto di Poe, Le Masque de la Mort rouge. Mi è sembrato interessante dare un pendant a questo pezzo di Caplet, adoperando lo stesso organico strumentale. Usher si presenta come un preludio al racconto di Poe. E' interamente elaborato su alcuni motivi tratti dagli schizzi lasciati da Debussy per la sua opera incompiuta. (Philippe Hersant)


Jean Cras Quintetto (1928)

Jean Cras consacrò la sua vita alla musica e al mare. Fece una folgorante carriera militare fino ad essere nominato nel 1932 contrammiraglio e maggiore generale del porto di Brest, sua città natale. Una brillante intuizione lo condusse a sperimentare una procedura, ancor oggi utilizzata in marina e in aeronautica, conosciuta come “regola Cras” che permette di navigare creandosi dei riferimenti in rapporto alle stelle. Cras fece imbarcare il suo pianoforte su tutte le navi sulle quali navigò: nel 1928, a bordo del Provence compose il Quintetto per flauto, archi e arpa su richiesta del Quintette Instrumental de Paris, storica formazione fondata nel 1924 dall'arpista Pierre Jamet, alla quale sono dedicate famose composizioni di Pierné, Koeclin, Roussel, Schmitt, d'Indy, Jolivet, Ibert. Capolavoro del repertorio cameristico francese l'opera presenta una sapiente concisione nel fondere modalità, pentatonalismo e riflessi della musica orientale tessendo trame polifoniche terse ed essenziali e facendo sfoggio di un lirismo dall'impalpabile charme. La sua concezione formale procede guidata da un istinto sicuro che privilegia le forme classiche (Allegro di Sonata, Lied, Scherzo) per ripensarle in modo originale. Nel Quintetto le frontiere tra esposizione, sviluppo e riesposizione sono sempre smussate e le idee tematiche si apparentano le une alle altre: sono cioè concepite per creare una forte unità estetica e timbrica piuttosto che - secondo i canoni scolastici - per delineare una dialettica di caratteri contrapposti. Pur opera di musica pura il brano lascia trasparire il suo gusto per il far musica “all'aria aperta”, con nuance crepuscolari e sogni di quell'Arcadia panteista tanto cara all'universo dei Simbolisti.


André Caplet Conte fantastique

André Caplet morì nel 1925 in seguito all'avvelenamento dei gas assunti durante il conflitto mondiale. «Voi siete l'angelo delle correzioni, l'Avvocato generale dell'oblio» scrive Debussy a Caplet nel 1909 manifestandogli al sua incondizionata stima come revisore, trascrittore, direttore d'orchestra e orchestratore. I due divennero fraternamente amici e entrambi furono affascinati dai racconti di Edgard Allan Poe (1809-1849): «quest'uomo, anche se in modo postumo, esercita su di me una tirannia angosciante», scrisse Debussy a Caplet. Debussy lavorò ad intermittenza dal 1890 alla morte a due opere - La chute de la maison Usher e Le diable dans le Beffroi, entrambe rimaste incompiute - tratte dalla celebre traduzione di Baudelaire (1857) dei racconti di Poe dal titolo Nouvelles Histoires extraordinaires. Caplet per parte sua, basa la sua Légende - 1908 per arpa e orchestra, abilmente riorchestrata del 1923 per un organico da camera con il titolo Le Conte fantastique - sul racconto La Masque de la mort rouge. É la storia di un principe che isola in un castello un folto gruppo di nobili amici per salvarli da un'epidemia devastante che, nella città vicina, produce morti continue (evidente dunque l'analogia con l'esordio del Decameron di Boccaccio). La malattia viene chiamata “Mort Rouge” perché fa scoppiare i vasi sanguigni e invade di sangue tutto il corpo, provocando una morte immediata. In una atmosfera carica di terrore e di angoscia il giovane principe organizza per i suoi ospiti un ballo mascherato: ogni volta che un vecchio orologio rintocca le ore con sinistra ritualità, i danzatori sembrano paralizzarsi; poi la festa riprende, ma con minor brio, come perturbata dal ricordo dei rintocchi. Poco a poco l'atmosfera si elettrizza, la musica si anima, le coppie danzano febbrilmente: a mezzanotte, all'ultimo rintocco dell'orologio, appare furtivamente nell'ombra un personaggio avvolto in un sudario. Un terrore mortale si impadronisce degli invitati: la “Mort Rouge” - che indossa la misteriosa maschera - fa cadere tutti gli ospiti inondandoli nel loro stesso sangue. Caplet ha messo in musica questo testo affascinante non aderendo alla tradizionale concezione della “musica a programma” ma piuttosto descrivendo l'atmosfera grave e il terrore che a poco a poco paralizza la società gioiosa delle danze e dei balli. La parte dell'arpa è incredibilmente colorata e virtuosa, gli accordi risuonano come campane, al momento dell'apparizione della morte sono prescritti dei colpi battuti sulla cassa di risonanza dello strumento. Con una fervida immaginazione sonora che prefigura gli sviluppi futuri della storia della musica, egli impiega effetti al tempo innovativi sugli strumenti ad arco (legno grattato, pizzicati in armonico, effetti al ponticello nel registro acuto, etc.) e sonorità più vicine alla Scuola di Vienna che all'Impressionismo francese, di straordinaria potenza, sovente ai limiti estremi della tonalità.