Concerto 9


Domenica 15 novembre 2015, ore 20.00
Gran Teatro La Fenice Sale Apollinee

Dalla luce alla luce

«Colui che porta la luce alla gente
Prende su di sé parte della sofferenza di Cristo»
Edison Denisov


Germano Scurti bayan

Ex Novo Ensemble
Daniele Ruggieri flauto
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino
Paola Carraro violino
Mario Paladin viola
Giovanna Damiano viola
Carlo Teodoro violoncello


Sofia Gubaidulina (1931)
Silenzio (1991/2010) per violino, violoncello e bayan

Edison Denisov (1929-1996)
Widmung (1991) per flauto, clarinetto e quartetto d'archi

Simone Movio (1978)
Incanto XI (2015) per flauto, clarinetto, violino e violoncello
Prima esecuzione assoluta

Elena Firsova (1950)

Dalla Luce alla Luce op. 154 (2015) per bayan, due violini, due viole e violoncello
Commissione Ex Novo Musica 2015. Prima esecuzione assoluta.


Sofia Gubaidulina Silenzio

Silenzio è stato scritto nel 1991 ed è dedicato a Elsbeth Moser. L'originalità dei nuovi suoni che Sofia Gubaidulina ha pensato per il bayan nell'ambito simbolico-religioso della propria musica si fondono con grande originalità e raffinatezza a quelli del violino e del violoncello, strumenti di antica tradizione accademica. “Silenzio” è inteso come terreno fertile di generazione e crescita dei suoni a partire dalla spiritualità interna ai singoli suoni che gli strumenti “lanciano” nell'ambiente, luogo “sacro” in grado di farli risuonare. Afferma la Gubaidulina: «la maggior parte del lavoro va suonata pianissimo, non ha l'intenzione di esprimere il silenzio o di creare una tale impressione. Il silenzio è il fondamento dal quale cresce ogni in cosa.» Una tecnica di scrittura che regola lo sfasamento dei suoni tra uno strumento e l'altro crea nell'ambiente una sorta di “risonanza infinita”. Come racconta la compositrice stessa: «le stesse relazioni ritmiche appaiono in modi diversi in ciascuna delle cinque miniature - talvolta nascoste, talvolta espresse nelle proporzioni tra i valori delle note». L'autrice ha confessato all'amico Friedrich Lips - fisarmonicista storico della tradizione sovietica e grande innovatore delle tecniche dello strumento - indicando il bayan: «Sa perché mi piace tanto questo mostro? Perché respira.» Infatti al culmine del quinto movimento di Silenzio gli strumenti ad arco cedono la loro potenza espressiva al bayan, il quale si esprime con un respiro, tranquillo ma movimentato, scritto su un ritmo derivato dalla sequenza di Fibonacci (1, 2, 3, 5, 8, 13, etc.). Sembrano quasi “variazioni su un ritmo”: è a questo punto che si sveglia il “mostro” con la sua cadenza. Le proporzioni numeriche - impossibili da decodificare all'ascolto - ci trasmettono però il senso della presenza di una “regola” liturgica che sottrae l'invenzione alla soggettività autoreferenziale per consegnarla all'umanità come oggetto di comune integrità spirituale.


Edison Denisov Widmung

Widmung (dedica) del 1991 scritto per il Nash Ensemble utilizza nel breve spazio di tempo in cui si dipana, tutti gli artifizi compositivi che sintetizzano la cifra del grande maestro russo. Il lavoro inizia infatti con un liberissimo fugato, quasi indecifrabile all'ascolto, a causa della presenza di figurazioni ritmiche affidate a gruppi irrazionali, (grandi quintine composte, terzine etc.) e, per di più, condotto mediante una scrittura intervallare che indaga sapientemente il campo micro-tonale. Attraverso una transizione che tende a chiarificare il materiale presentato - uniformando il ritmo e riportando la struttura intervallare da micro-tonale a tonale - il libero fugato dell'esordio, senza soluzione di continuità, si trasforma in un vero e proprio canone rigoroso, ma così ravvicinato tra le sei parti, da dar quasi la sensazione di una riverberazione interna ad una sola linea: come un gatto che insegue la propria coda, non si riconosce più “chi è l'eco di chi”. A questo punto; una semplice frase del clarinetto conduce ad un “agitato” omoritmico che a poco a poco si fa “più tranquillo” e ci riporta a ritroso nel regno delle armonie micro-tonali dell'inizio che si cristallizzano infine in un lungo pedale armonico degli archi, sopra il quale, flauto e clarinetto mimano, in un fioco baluginio, un ultimo simulacro di fuga, sempre più breve però, sempre più intermittente, sino all'unica ultima nota del flauto che, come un punto posto a fine di frase, conclude questa dedica.


Elena Firsova (1950) Dalla Luce alla Luce op. 154

Dalla luce alla luce op.154 è una composizione in un movimento, una specie di breve concerto da camera per accordion e quintetto d'archi (due violini, due viole e violoncello). In questo pezzo si può seguire il percorso della Vita di una persona dal principio alla fine. La composizione è stata scritta in questo 2015 per il magnifico bayanista Germano Scurti e l'Ex Novo Ensemble, ispirata dalla fantastica esecuzione del mio pezzo Crucifiction fatta lo scorso anno da Germano Scurti ed è a lui dedicata. (Elena Firsova)

Il titolo del brano Dalla Luce alla luce, crea un immediato court-circuit con una delle ultime opere di Edison Denisov Des ténèbres à la lumière , edito dall'editore francese Leduc nel 1995, l'unico brano che il compositore russo dedicò all'accordion. Una certa relazione tra le due opere non è solo motivata dal dichiarato affetto intellettuale che Elena Firsova ha sempre riservato a Denisov ma anche dall'uso di una complessa struttura di campi armonici attraverso la quale i due autori conquistano, ciascuno seguendo la propria sensibilità, una nuova gestualità espressiva atta a spezzare il gelo del rigore formale posto a fondamento del fatto compositivo. Senza alcuna concessione - né tanto meno nostalgica reverenza - ai linguaggi del passato l'apparizione della luce appare meraviglioso dono per una generazione di musicisti che ha vissuto con passione gli anni bui dell'avanguardia, i suoi prolifici rigorismi e le sue critiche schematizzazioni.


Simone Movio Incanto XI

“Ecco la magia primordiale
           che regge tuttora la nostra plastica e
ritmica, fin dalle origini.
            E finalmente qui ne rinasce un primo
ricordo, che si chiama noi stessi.
da La luce del tempo di Arturo Onofri (1885-1928)

Assai difficile comunicare qualcosa sul lavoro del comporre, ma lo si potrebbe sentire come il tessere la tunica dell'imago contemplata nella dimensione dell'incanto. (Simone Movio)