Concerto 1
Venerdì 18 settembre 2015, ore 20.00
Teatrino di Palazzo Grassi


Focus Svizzera Contemporanea

Con il sostegno di Pro Helvetia, Fondazione Svizzera per la Cultura
In collaborazione con Palazzo Grassi - François Pinault Foundation

« N'instrument n'en a tout le monde
Qui sur musique ne se fonde,
Ni qui ait souffle ou touche ou corde
Qui par musique ne s'accorde»
Guillaume de Machaut

Ex Novo Ensemble

Daniele Ruggieri
flauto
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino(*)
Annamaria Pellegrinoviolino
Mario Paladin viola
Carlo Teodoro violoncello
Con la partecipazione di
Simone Siviero viola
Lucia Zazzaro viola

Frank Martin (1890-1974)
Quartetto (1966/67), per archi
Lento - Prestissimo - Larghetto - Allegretto leggero
Scritto su commissione della Fondazione Pro Helvetia per il 100° anniversario
della Tonhalle di Zurigo

Michael Jarrell (1958)
Prisme (2001) per violino (*)
Prima esecuzione italiana

Heinz Holliger (1939)
Ballade IV "Biaute qui toutes autres pere", Ballade XXVI, Triple Hoquet (basato su
Hoquetus David) da Biaute … estrange
(2001-2009), trascrizioni da Machaut per tre viole
Prima esecuzione italiana

Xavier Dayer (1972)
Notturno II (2015), per flauto, clarinetto, violino, viola e violoncello
Prima esecuzione assoluta




Frank Martin Quartetto

Che dire di un'opera che non si rifà a nulla che non sia di essenza propriamente musicale, di un'opera di musica pura? Difficilmente si possono trattare cose diverse da questioni tecniche, come l'analisi della sua forma, o l'impiego che si è scelto per gli strumenti. Gli elementi essenziali si trovano già nel programma: si tratta di un'opera in quattro movimenti: Lento, Prestissimo, Larghetto e Allegretto leggiero. Di questi quattro movimenti solo il terzo affida uno spazio veramente preponderante al primo violino; negli altri, io mi sono proposto di trattare gli strumenti come quattro solisti di eguale importanza. Il primo movimento, Lento, propone una costruzione molto particolare: il primo elemento è una lunga frase, puramente melodica, affidata alla viola; un secondo elemento , più leggero, è affidato al secondo violino, accompagnato "in pizzicato" dal violoncello; in seguito la prima frase viene ripresa interamente dal primo violino e dalla viola "in doppia ottava", ma sovrapposta al disegno leggero degli altri due strumenti. Il medesimo procedimento si ripete con un'altra melodia, prima esposta dal violoncello, poi ripresa dal primo violino; una nuova frase leggera interviene, che si sovrapporrà a sua volta a questa seconda idea melodica. Infine, la prima melodia riprenderà forza nei quattro strumenti e guiderà alla conclusione. Il secondo movimento è uno scherzo di carattere sostanzialmente violento, dove gli strumenti si scambiano dei passaggi rapidi, spesso a una sola voce, talvolta a due voci; la parte centrale è costituita da una melodia capricciosa del primo violino che viene accompagnata da una formula ritmica assai complessa e costantemente indipendente dall'andamento di questa melodia. Il terzo movimento è in forma di Lied, dove il primo violino mantiene, pressoché costantemente, il posto d'onore, sia per la lunga melodia introduttiva, sia per gli arabeschi che le rispondono nella parte centrale. Il finale è il solo brano di questo quartetto in cui la composizione è stata in qualche modo dettata da una immagine extramusicale. Io avevo sognato, una notte, durante un soggiorno a Graz, di vedere delle figure semi-umane danzare sollevate nell'aria e io sapevo, nel mio sogno, che questa danza aerea , sarebbe dovuta figurare nel finale del mio quartetto. A torto o a ragione, mi sono lasciato guidare da questo sogno e ho tentato di conferirgli una sorta di traduzione musicale. Che vi sia riuscito o no, ne è risultato che, su un ritmo di 6/8 assai saltellante e frequentemente rotto, tutte le figure melodiche salgono senza posa o rimango sospese nell'acuto, salvo nel momento della conclusione. Questo quartetto è stato scritto per festeggiare i 100 anni di esistenza della Tohnhalle-Gesellschaft Zürich ed è dedicato a questa istituzione in omaggio al magnifico lavoro che questa Società ha compiuto in un secolo a favore della cultura musicale nel nostro paese. (Frank Martin)

Michael Jarrell Prisme

Prisme per violino solo è tratto da … prisme/incidences … (1998) per violino e orchestra. Operando al contrario di Berio nei suoi Chemins, Michael Jarrell riprende in questo caso la parte solistica di un'opera concertante "isolandola", spogliandola dei dialoghi sonori che intrecciava con l'orchestra. Il violino deve dunque "completarsi" da sé medesimo facendo riferimento solo alla propria sostanza sonora. L'ascoltatore è immediatamente attratto dalle evidenti mutazioni del contesto musicale che disegnano la struttura dell'opera: cambiamenti di parametri legati alle altezze (il compositore sfrutta la polarità di alcune note-cardine, come la nota re all'inizio del brano), al grado di velocità ed al virtuosismo. Una sequenza di episodi più o meno lunghi si profila dunque all'ascolto senza però frammentare il discorso musicale con evidenti tagli formali. Il progetto è piuttosto quello di riferirsi al "prisma" in relazione alla sua definizione secondaria: "vedere (o sentire) attraverso un prisma", cioè percepire una realtà deformata ottenuta attraverso sottili modificazioni delle componenti del suono. Michael Jarrell domina perfettamente i colori, le dinamiche, i registri, le prassi strumentali (particolarmente raffinate dal punto di vista armonico) e giunge a creare, attraverso l'uso di tecniche nuove assai espressive, una prospettiva immaginaria dove lo strumento si apre a tutti i percorsi possibili.

Heinz Holliger Ballade IV "Biaute qui toutes autres pere", Ballade XXVI, Triple Hoquet

Nel 2001 in occasione del Festival "Viola-Viola" della Westdeutscher Rundfunk (WDR) composi le mie due prime trascrizioni per tre viole da opere di Machaut, per così dire come contrapposizione alle trascrizioni recentemente scoperte, realizzate dal giovane Luigi Nono su opere di Okeghem. Durante gli otto anni seguenti, ha visto la nascita un intero ciclo. Il confronto con l'arte di un grande musicista e poeta del XIV secolo mi ha aperto numerose vie nuove per il mio lavoro di compositore. Questo ciclo può essere interpretato con o senza i movimenti originali di Machaut o anche unicamente come un trio per tre viole. La Ballata IV "Biaute qui toutes autres pere" del 2001 è una trascrizione fedele alle note dell'originale in armonici naturali. La Ballata XXVI, anche questa del 2001, esprime il testo originale con suoni normali e armonici. Il "suono originale" trapassa i suoni armonici, "non pesanti", suonati simultaneamente. Nel Triple Hoquet (tratto dall' Hoquetus David) del 2002 le unità motiviche sono quasi "atomizzate" dalla struttura isoritmica originale interamente rispettata. Si forma così un "vortice di particolari" che ricorda Célan. (Heinz Holliger)

Xavier Dayer Notturno II

In Notturno II il trio d'archi e il clarinetto disegnano una melodia continua, la cui scrittura presenta un complesso intreccio timbrico che viene realizzato attraverso una distribuzione costantemente cangiante della linea del canto tra le parti strumentali. Quando questa melodia si interrompe il flauto presenta un solo dal carattere rapsodico costruito con elementi ritmicamente nuovi, che man mano si sovrappongono ai materiali proposti dagli altri strumenti dell'ensemble, senza alcuna sincronizzazione. Nella seconda parte dell'opera flauto e clarinetto si scambiano i ruoli. La scrittura impiega intervalli consonanti (terze maggiori, quinte giuste, etc.) che devono però essere intonati a distanza di quarti di tono dalla base dell'intonazione temperata. Il pezzo intende stabilire, attraverso il complesso di queste tecniche, un arco espressivo continuo abitato da una forma di tensione sorda e interiore. (Xavier Dayer)