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Sabato 20 settembre 2014, ore 20.00
Gran Teatro la Fenice, Sale Apollinee

SON PERDUTO ORMAI AL MONDO

Monica Bacelli mezzosoprano
Daniele Ruggeri flauto
Mario Paladin viola
Carlo Teodoro violoncello
Aldo Orvieto pianoforte

Preludio critico di Marica Bottaro

Robert Schumann (1810-1856)
Gedichte der Königin Maria Stuart op. 135 (1852) per voce e pianoforte
Abschied von Frankreich - Nach der Geburt ihres Sohnes - An die Königin Elisabeth -
Abschied von der Welt - Gebet

Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847)
Lied ohne Worte in re maggiore op. 109 (1845) per violoncello e pianoforte

Robert Schumann (1810-1856)
Da Liederkreis von Joseph Freiherr von Eichendorff op. 39 (1840) per voce e pianoforte
In der Fremde - Die Stille - Zwielicht - Frühlingsnacht

Albert Roussel (1869-1937)
Deux poèmes de Ronsard op. 26 (1924) per voce e flauto
Rossignol, mon mignon - Ciel, aer et vens

Albert Roussel (1869-1937)
Trio op. 40 (1929) per flauto, viola e violoncello
Allegro grazioso - Andante - Allegro non troppo

Frank Martin (1890-1974)
Drey Minnelieder(1960)per voce, flauto, viola e violoncello
- Ach Herzliep (Testo anonimo del XIII secolo)
- Ez stuont ein frouwe alleine (Dietmar von Aist, XII secolo)
- Unter der linden (Walther von der Vogelweide 1170-1228)

Frank Martin (1890-1974)
Trois Chants de Noël (testo di Albert Rudhardt, 1947) per voce, flauto e pianoforte
Les cadeaux - Image de Noël - Les Bergers



Forse la peculiarità umana è la passione per il sentirsi raccontare storie.
Che siano di infelicità e disperazione, o di nascita e di rinascita, poco importa.
O meglio, importa poco, purché siano narrate da una voce umana, con trasporto e partecipazione.
E se la voce è prolungata, sublimata, imitata, attorniata da altri emissari sonori,
tanto più la narrazione - fosse l'anima una cetra - toccherà diverse corde.



Robert Schumann Gedichte der Königin Maria Stuart op. 135 (1852)
Quando Schumann scrisse la raccolta delle Gedichte, suo ultimo lavoro per voce sola, la sua salute era in declino, soffriva di depressione profonda, e le continue discussioni per la gestione dell'orchestra di Düsseldorf lo portarono a dimettersi dal posto di direttore d'orchestra. Sebbene le lettere e il diario del compositore non siano molto chiare al riguardo, è altamente probabile che ci sia stata una forte identificazione di Schumann con i sentimenti della protagonista delle liriche, Maria, regina di Scozia. In passato diversi compositori avevano messo in musica la storia della regina (basti pensare al Lamento della Regina Maria Stuarda di Giacomo Carissimi o all'opera Maria Stuarda di Gaetano Donizetti), trattandola come eroina perseguitata e quasi del tutto innocente, ma Schumann riesce a comporre l'affresco più struggente, probabilmente perché non utilizza facili drammatizzazioni sulla falsariga del dramma di Friedrich Schiller né si abbandona a istrionismi di sorta. I testi, attribuiti a Maria stessa, furono tradotti in tedesco e versificati da Gisbert Vincke. Il ciclo si dipana durante l'arco dell'intera esistenza di Maria. Non vi è alcun riferimento qui all'amore tra uomo e donna, né a qualsiasi dei tre mariti della regina, fonte delle controversie che circondarono la sua vita. Si delineano invece di volta in volta la figura della giovane ragazza devota alla sua terra adottiva, la Francia; la giovane madre preoccupata per l'eredità di suo figlio; la regina imprigionata costretta a scrivere una lettera di supplica; la stessa, prigioniera alcuni anni dopo, che rinuncia alla speranza nella vita e, infine, che prega prima di una morte spaventosa. Questa è certamente una Frauenleben straordinaria epurata dalla Liebe che era al cuore della tragedia di Maria Stuarda. Ogni Lied è in tonalità minore, il primo e gli ultimi due in mi minore e il terzo, An die Königin Elisabeth, in la minore. La sensazione minore pervasiva e l'andamento generalmente lento, o addirittura funereo, rendono inesorabile l'atmosfera di tragedia imminente. Anche la preghiera di Maria per la nascita di suo figlio, Nach der Geburt Ihres Sohnes, è sottomessa più che gioiosa, con un accompagnamento rado e una linea vocale sommessa che si estende appena di un'ottava.

Felix Mendelssohn Bartholdy Lied ohne Worte in re maggiore op. 109 (1845)
«La gente sovente si lamenta che la musica sia troppo ambigua, che quello che viene da pensare quando la si sente non è chiaro, mentre tutti capiscono le parole. I pensieri che sono espressi dalla musica che io amo non sono troppo indefiniti per essere espressi a parole, ma al contrario troppo definiti». Questo assunto è di Mendelssohn, che, oltre a teorizzare la predominanza del gesto sonoro su quello verbale, la mise in pratica componendo durante la sua vita cinquantasei Lieder ohne Worte, ovvero “Romanze senza parole”. Liriche che, senza ricorrere a versi e rime, dipanano come un diario intimo i molteplici sentimenti dell'animo umano. Il Lied ohne Worte in re maggiore fu scritto dal compositore nel 1845, ma pubblicato postumo come opera 109. É dedicato a Lisa Cristiani, violoncellista donna dalla vita breve e dall'intensa fortuna. Nata nel 1827, debuttò diciottenne e intraprese in seguito una prestigiosa carriera internazionale, usando uno Stradivari che oggi porta il suo nome. Morì di colera, appena ventiseienne. Inaugurò, con Mendelssohn pianista, la stagione della Gewandhaus del 1845 e in apertura del concerto presentò proprio il pezzo che il compositore le aveva dedicato. Il violoncello gioca qui un ruolo preponderante, votandosi a un canto sentimentale, vagamente malinconico, ma sempre vibrante e appassionato. La struttura della romanza è tripartita (ABA). La prima parte presenta il tema principale, delicato e sognante, esposto dal solista sopra un regolare e cullante accompagnamento del pianoforte. Nella seconda parte, in tonalità minore, il discorso si fa agitato: il canto del violoncello è più intenso e appassionato, l'accompagnamento del pianoforte si anima attraverso veloci arpeggi, con una più accorata espressività. Nella terza parte il clima si distende e si stempera l'ansia, ritorna il tema iniziale che, senza cantare tutto ciò che ha da dire, termina con una breve coda di elegante passionalità.

Robert Schumann In der Fremde, Die Stille, Zwielicht, Frühlingsnacht da Liederkreis op. 39 (1840)
Nell'aprile 1840 Robert Schumann era con Clara a Berlino, progettando le loro nozze pur contro il volere del padre di lei, Friedrich Wieck. Quell'anno la primavera arrivò presto e profusamente a Lipsia. Quando Schumann vi tornò scrisse a Clara: «Nella mia testa risuona la felicità del tempo trascorso in­sieme; non riesco a calmarmi... e ho tanta musica in me che potrei cantare dalla mattina alla sera.» Nel ciclo dei Lieder su poesie di Eichendorff traspare questa sensibilità estrema del compositore, che trova nel poeta le immagini naturali - una scena, una stagione, un tempo - rispondenti ai suoi stati d'animo del momento. Ovunque emerge una travolgente emozione personale e la sensazione, come in sogno, che nel lento trascorrere del tempo qualcosa di memorabile stia per accadere, di buono o di cattivo, per la vita o per la morte. Come in risposta a questo la musica combina nuovi stati d'animo e armonie. In particolare lo stile pianistico realizza una nuova unità, con il preludio elaborato come parte inseparabile e integrante della struttura musicale. Lo strumento non raddoppia quasi mai la parte vocale ed è trattato con grande autonomia, con ricchezza d'armonie dalle risoluzioni patetiche inaspettate. I profondi, monotoni arpeggi del pianoforte di In der Fremde sembrano invocare tutto il tempo “riposo, pace”. La scura malinconia è però accesa da lampi intuitivi intermittenti ma vividi, in perfetta simbiosi con il testo poetico. In Die Stille la poesia canta lo sposalizio di terra e cielo e altrettanto fa la musica. Il preludio disegna un sereno arco verso il basso e si distende, come il più dolce calare della notte. La profonda calma della musica si muove per schemi predestinati. Solo alla fine c'è un lieve cambiamento d'umore, dato dalle semicrome dolcemente insistenti che riprendono il preludio iniziale. In Zwielicht le crome, che si muovono lentamente nel preludio pianistico, dipingono un grigio tramonto che diventa nero in una profonda notte al basso. Poi, all'idea dell'amico sleale, la linea del basso sale in una sinistra sincope e si trasforma in minacciose, convulse ottave. Quando l'ultima strofa definisce la morale, le tremolanti figure melodiche si irrigidiscono in accordi di ottavi ripetuti su un lento basso fermo; la voce risolve in un recitativo, che evoca il tono neutro della parlata comune, sottolineato da bruschi accordi categorici, come chi è risoluto a non lasciarsi mai prendere alla sprovvista. Frühlingsnacht, infine, è un estatico risveglio di fiori, luna, stelle, e lacrime di gioia. L'incanto è trasmesso in gran parte dal pianoforte, concitato e appassionato, mentre la voce presenta la sua melodia dall'aria apparentemente semplice, ma con inattesi cromatismi che marcano tratti di coinvolgimento empatico col testo poetico.

Albert Roussel Deux poèmes de Ronsard op. 26 (1924)
Dopo la prima guerra mondiale la prima creazione di Roussel che univa il flauto a una referenza extramusicale, in questo caso letteraria, furono i due poemi su testo di Pierre Ronsard. I due brani facevano parte di un più grande progetto ideato da Henry Prunières, editore de La revue musicale, per commemorare il quattrocentesimo anniversario della nascita del poeta. Altri compositori che proposero loro contributi furono, per citarne alcuni, Paul Dukas, Maurice Ravel, Louis Abert, André Caplet, Arthur Honegger. Il primo dei due poemi musicati da Roussel fu pubblicato, con brani degli altri compositori, in un supplemento della prestigiosa rivista nel maggio 1924. L'organico proposto, flauto e voce, era l'unico (insieme a quello di Caplet, che usò l'arpa) a distinguersi dagli altri, concepiti tutti per voce e pianoforte Solo Rossignol e il brano proposto da Ravel, Ronsard à son âme, sono entrati poi a far parte del repertorio vocale più consueto. Le scelte musicali che opera Roussel per i due sonetti petrarcheggianti sono tanto dissimili quanto lo sono i due testi. In Rossignol al flauto è affidato il ruolo “ornitologico”, con gorgheggi, ritmi spezzati e veloci abbellimenti che imitano il canto dell'uccello. Inoltre, come suggeriscono le parole della poesia, la voce e il flauto competono per l'attenzione dell'ascoltatore. Al contrario, Ciel, aer et vens ha uno stile molto più semplice e formale, cadenzato e composto per tutta la durata del brano. Il flauto è calmo, complementare al canto, mai in competizione. Un momento di particolare efficacia è quando il flauto accentua le declamazione vocale degli elementi della terra, sottolineano con mordenti e abbellimenti la bellezza di campi, boccioli ed erbe spontanee.

Albert Roussel Trio op. 40 (1929)
Il Trio op. 40, composto nel 1929 in soli quindici giorni e presentato poco dopo ai concerti Coolidge di Praga, è uno dei lavori da camera più rilevanti del XX secolo, una summa della grande abilità contrappuntistica di Roussel e della sua sapienza nel valorizzare ogni strumento dell'organico strumentale con sfoggio di brillantezza e lirismo. L'armonia, che fa largo uso di suoni armonici negli archi e di raffinate dissonanze, si impone subito con un forte tratto di personalità. Roussel manifestò spesso la sua volontà di rimanere “piuttosto appartato” rispetto alle tendenze dell'arte musicale del suo tempo, proprio per avere “la libertà di una visione personale”. L'Allegretto grazioso, che apre il Trio affida alle tre voci il compito di costruire una trama polifonica dolce e suadente, dalle colorazioni bitonali spesso originali e inattese. Come sottolinea opportunamente Harry Halbreich, i movimenti lenti in Roussel sono (per contrasto) luoghi meditativi ove il tempo viene efficacemente sospeso, fin quasi all' «arresto completo di tutte le attività motrici». Così accade nell'Andante, ricco di sonorità misteriose, di raffinate nuance nel pianissimo, di suoni “con sordina” negli strumenti ad arco e suoni armonici del flauto. Il seguente Allegro non troppo, è caratterizzato da virtuosismo impetuoso: turbini di note e ritmo pressante. Tale schema, che appare tipico dei “movimenti finali” nella musica di Roussel, nel caso del Trio op. 40, viene spezzato da episodi di carattere tranquillo nel registro grave, che rievocano le sonorità ambigue e fatate già proposte nel precedente Andante. La sensualità, il potere emozionale e descrittivo di questi momenti di “di riposo uditivo” si alternano efficacemente a tratti via via aspri o gioiosi, impetuosi o sereni.

Frank Martin Drey Minnelieder (1960)
I Drey Minnelieder, composti nel 1960 su commissione del RIAS di Berlino, fanno parte di una serie di opere su testi medioevali tra le quali spiccano il Mystère de la Nativité e Pilate, due oratori tratti rispettivamente dal Mystère de la Passion di Arnoul Gréban (XVº sec.) e dall'Ode à la musique di Guillaume de Machaut (XIVº sec.). Frank Martin, figlio di un pastore, ha sempre ammesso aver avuto la religione protestante un ruolo primario in tutta la sua esistenza: «Ogni sentimento, ogni pensiero, ogni fede si manifesta nel mondo quando s'incarna in una materia.[… ] Così lo spirito perde molto della sua forza, in quanto spirito: ma qualcosa si è incarnato in una materia, in una musica, e questa materia è divenuta capace, qualche volta, di ricreare lo spirito, o di risvegliare lo spirito presso altri uomini.» L'opera d'arte, in quanto semplice medium tra lo spirito e la sua incarnazione, dovrebbe «far dimenticare il suo autore». Il compositore non aderì alla dodecafonia, considerando tuttavia tale teoria uno strumento adatto ad arricchire il proprio linguaggio. Così giunse a pensare un'armonia di stile classico accresciuta dal dodecafonismo. Nei Drey Minnelieder Martin accetta la tonalità e ne manipola le forze, creando, e poi risolvendo, conflitti tra diversi centri tonali: le momentanee ascese della tensione musicale favoriscono una istanza espressiva intensa ma flessibile che non sacrifica gli assunti di base di creare una tessitura fine e una dizione quasi spoglia del testo poetico. Composte immediatamente dopo il Mystère de la Nativité, presentano una scrittura incisiva e spontanea di eloquente vitalità, ma la medesima ascetica economia di mezzi e significati. Le ricerche linguistiche hanno messo in luce come la pronuncia del tedesco medioevale si avvicinasse molto a quella dello svizzero tedesco e dell'olandese dei nostri giorni: l'uso della lingua antica si salda dunque, anche in questo caso, con l'attenzione per assicurare al testo una forte comunicatività espressiva.

Frank Martin Trois Chants de Noël (1947)
L'occasione della composizione di questi Canti fu determinata dal desiderio di Martin di fare un regalo di compleanno alla figlia Françoise per i suoi quindici anni nel 1947. La ragazza era dotata di una bella voce di soprano e, inoltre, suonava bene il flauto. La scelta dei testi ricadde sulle poesie di Albert Rudhardt, poeta ginevrino con il quale il compositore aveva già scritto una quindicina di anni prima La Nique à Satan. Per molto tempo questi brani restarono riservati all'uso familiare, tuttavia Ellen Bosenius, cantante di Colonia, li eseguì più volte in diverse città tedesche. Nel 1962 furono infine pubblicati e tradotti in inglese e in tedesco. Les cadeaux è dei tre canti quello con la struttura più articolata; il pianoforte, la voce e il flauto hanno ciascuno la loro indipendenza, che emerge a fasi alterne. La descrizione dei luoghi e degli avvenimenti ha un tono assertivo, mentre gli interrogativi dei pastori e i loro sentimenti sono sospesi e indefiniti, risolvendosi col generoso sorriso del Bambin Gesù. Image de Noël ha la sospensione di un quadro del Rinascimento, dove però, volendo paragonare i colori alla musica, i chiaroscuri non sono molto marcati e le tinte si allontanano spesso dal naturalismo. Il flauto accompagna la voce per quinte e per seste inferiori, rompendo la discrezione dell'omoritmia con sincopi dalle armonie sospensive. In Les bergers il flauto introduce il canto con ritmi zoppicanti che tendono sempre più verso l'acuto e accompagna la prima parte con continui andirivieni tra la seconda e la terza ottava. La voce, imperturbabile, inizia in levare ogni verso con semplici frasi regolari in semiminime. La seconda parte è più solenne, il flauto scende nell'ottava centrale e accompagna la voce ora monoritmicamente, ora in contrappunto. Con un guizzo finale si ritorna al tema iniziale e, solo nell'Alleluia, la voce finalmente si scioglie ed esulta in sintonia con lo strumento a fiato.


Robert Schumann Gedichte der Königin Maria Stuart

Abschied von Frankreich

Ich zieh dahin!
Ade, mein fröhlich Frankenland,
Wo ich die liebste Heimat fand,
Du meiner Kindheit Pflegerin!
Ade, du Land, du schöne Zeit.
Mich trennt das Boot vom Glück so weit!
Doch trägt's die Hälfte nur von mir:
Ein Teil für immer bleibet dein,
Mein fröhlich Land, der sage dir,
Des andern eingedenk zu sein!
Ade!

Nach der Geburt ihres Sohnes

Herr Jesu Christ, den sie gekrönt mit Dornen,
Beschütze die Geburt des hier Gebor'nen.
Und sei's dein Will', lass sein Geschlecht zugleich
Lang herrschen noch in diesem Königreich.
Und alles, was geschieht in seinem Namen,
Sei dir zu Ruhm und Preis und Ehre, Amen.

An die Königin Elisabeth

Nur ein Gedanke, der mich freut und quält,
Hält ewig mir den Sinn gefangen,
So dass der Furcht und Hoffnung Stimmen klangen,
Als ich die Stunden ruhelos gezählt.
Und wenn mein Herz dies Blatt zum Boten wählt,
Und kündet, Euch zu sehen, mein Verlangen,
Dann, teurer Schwester, fasst mich neues Bangen,
Weil ihm die Macht, es zu beweisen, fehlt.

Abschied von der Welt

Ich seh' den Kahn im Hafen fast geborgen,
Vom Sturm und Kampf der Wogen festgehalten,
Des Himmels heit'res Antlitz nachtumgraut.
So bin auch ich bewegt von Furcht und Sorgen,
Vor euch nicht, Schwester. Doch des Schicksals Walten
Zerreisst das Segel oft, dem wir vertraut.
Was nützt die mir noch zugemess'ne Zeit?
Mein Herz erstarb für irdisches Begehren,
Nur Leiden soll mein Schatten nicht entbehren,
Mir blieb allein die Todesfreudigkeit.
Ihr Feinde, lasst von eurem Neid:
Mein Herz ist abgewandt der Hoheit Ehren,
Des Schmerzes Übermass wird mich verzehren;
Bald geht mit mir zu Grabe Hass und Streit.
Ihr Freunde, die ihr mein gedenkt in Liebe,
Erwägt und glaubt, dass ohne Kraft und Glück
Kein gutes Werk mir zu vollenden bliebe.
So wünscht mir bess're Tage nicht zurück,
Und weil ich schwer gestrafet werd' hienieden,
Erfleht mir meinen Teil am ew'gen Frieden!

Gebet

O Gott, mein Gebieter,
Ich hoffe auf Dich!
O Jesu, Geliebter,
Nun rette Du mich!
Im harten Gefängnis,
In schlimmer Bedrängnis
Ersehne ich Dich;
In Klagen, dir klagend,
Im Staube verzagend,
Erhör', ich beschwöre,
Und rette Du mich!









Addio alla Francia

Vado via, via!
Addio, mia gioiosa terra di Francia,
dove trovai la patria più amata,
tu, nutrice della mia infanzia!
Addio cara terra, voi tempi lieti,
la nave mi conduce lontano dalla felicità!
Ma la nave porta di me solo una metà,
una parte per sempre rimane tua,
mia gioiosa terra, io ti dico:
ricordati dell'altra parte di me!
Addio!

Dopo la nascita di suo figlio

Signore Gesù Cristo, che incoronarono di spine,
proteggi la nascita di colui che qui è nato.
E sia la tua volontà, che la sua stirpe
domini a lungo questo regno.
E tutto ciò che succede nel suo nome,
sia per te gloria e fama ed onore, Amen.

Alla Regina Elisabetta

Solo un pensiero, che mi dà gioia e dolore,
mi occupa la mente e fa risuonare
le voci della speranza e della paura,
mentre conto le ore delle notti insonni.
E se il mio cuore sceglie questo foglio come messaggero
e annuncia il mio desiderio di vedervi,
allora, cara sorella, mi coglie un nuovo timore,
poiché ad esso manca il potere di rivelarne la sincerità.

Addio al mondo

Io vedo la barca quasi nascosta nel porto,
trattenuta dalla furia della tempesta e delle onde,
e il sereno sguardo del cielo oscurato dalla notte.
E così sono anch'io, agitata dalla paura e dalle cure;
ma non paura di voi, sorella: spesso la potenza del fato
lacera le vele delle quali ci fidiamo.
Cosa fare del tempo che ancora mi resta?
Il mio cuore è già morto ai desideri terreni,
solo alle sofferenze il mio spirito non può rinunciare,
mi resta soltanto la felicità della morte.
Voi, nemici, dimenticate la vostra invidia:
il mio cuore si è allontanato dagli onori del mio rango,
l'eccesso di dolore mi distruggerà,
e presto l'odio e la polemica scenderanno nella tomba con me.
Voi, amici, che avete per me pensieri d'amore,
considerate che senza potere né fortuna
non posso più far nulla di buono per nessuno.
Né dovete augurarmi il ritorno di giorni migliori;
e poiché io sono stata duramente punita sulla terra,
pregate affinché abbia la mia parte di pace eterna.

Preghiera

O Dio, mio Signore,
io spero in te!
O amato Gesù,
ora salvami!
Nella dura prigione,
nella terribile afflizione,
io anelo a te;
il mio lamento è rivolto a te,
disperandomi nella polvere,
ascolta, io ti supplico:
salvami!


Robert Schumann
In der Fremde, Die Stille, Zwielicht, Frühlingsnacht
(Joseph von Eichendorff)

In der Fremde

Aus der Heimat hinter den Blitzen rot
Da kommen die Wolken her,
Aber Vater und Mutter sind lange tot,
Es kennt mich dort keiner mehr.

Wie bald, wie bald kommt die stille Zeit,
Da ruhe ich auch, und über mir
Rauschet die schöne Waldeinsamkeit,
Und keiner mehr kennt mich auch hier.

Die Stille

Es weiß und rät es doch keiner,
Wie mir so wohl ist, so wohl!
Ach, wüßt es nur einer, nur einer,
Kein Mensch es sonst wissen soll!

So still ist's nicht draußen im Schnee,
So stumm und verschwiegen sind
Die Sterne nicht in der Höh,
Als meine Gedanken sind.

Ich wünscht', ich wäre ein Vöglein
Und zöge über das Meer,
Wohl über das Meer und weiter,
Bis daß ich im Himmel wär!

Zwielicht

Dämmrung will die Flügel spreiten,
Schaurig rühren sich die Bäume,
Wolken ziehn wie schwere Träume -
Was will dieses Grau'n bedeuten?

Hast ein Reh du lieb vor andern,
Laß es nicht alleine grasen,
Jäger ziehn im Wald und blasen,
Stimmen hin und wieder wandern.

Hast du einen Freund hienieden,
Trau ihm nicht zu dieser Stunde,
Freundlich wohl mit Aug' und Munde,
Sinnt er Krieg im tück'schen Frieden.

Was heut müde gehet unter,
Hebt sich morgen neu geboren.
Manches bleibt in Nacht verloren -
Hüte dich, bleib wach und munter!

Frühlingsnacht
v Über'n Garten durch die Lüfte
Hört' ich Wandervögel ziehn,
Das bedeutet Frühlingsdüfte,
Unten fängt's schon an zu blühn.

Jauchzen möcht' ich, möchte weinen,
Ist mir's doch, als könnt's nicht sein!
Alte Wunder wieder scheinen
Mit dem Mondesglanz herein.

Und der Mond, die Sterne sagen's,
Und im Träumen rauscht's der Hain,
Und die Nachtigallen schlagen's:
Sie ist deine! Sie ist dein!

In terra straniera

Dalla patria dietro rossi lampi
vengono le nuvole.
Ma papà e mamma sono morti da tempo,
e là nessuno si ricorda di me.

Presto, ahimè, presto verrà il tempo
del silenzio e del riposo anche per me,
nello stormire del bosco solitario,
dimenticato da tutti anche qui.

La quiete

Nessuno sa, né immagina,
quanto io sia felice.
Se solo lui lo sapesse,
nessun altro dovrebbe.

I miei pensieri sono più tranquilli
del campo innevato,
più silenziosi
delle stelle nel cielo.

Ah, se fossi un uccellino
volerei sopra il mare
e oltre,
sino a toccare il cielo.

Crepuscolo

Il crepuscolo sta per distendere le sue ali,
gli alberi rabbrividiscono,
le nuvole passano come sogni opprimenti:
che vuol dire tanto oscuro mistero?

Se hai un cervo prediletto,
non lasciarlo da solo al pascolo;
i cacciatori vanno per i boschi e suonano i loro corni,
eco di voci qua e là.

Se hai un amico su questa terra,
non ti fidare di lui in quest 'ora;
i suoi occhi e la sua bocca sorridono forse,
ma nell'ingannevole pace egli medita guerra.

Ciò che ora si corica stanco,
domani si solleverà a nuova vita.
Molte cose, però, vanno smarrite nella notte:
attento dunque, sta' in guardia e ben sveglio!

Notte di primavera

Sul giardino nella brezza notturna
sentivo passare gli uccelli;
ciò significa profumi di primavera,
e che presto la terra fiorirà.

Vorrei esultare e intanto piangere,
come se fosse solo un sogno.
Tutte le antiche meraviglie
tornano a brillare nel chiaror di luna.

E la luna e le stelle lo dicono,
e in sogno lo sussurra il bosco,
e gli usignoli lo cantano:
“Ella è tua, tua!”



Albert Roussel Deux poèmes de Ronsard

Rossignol, mon mignon

Rossignol mon mignon, qui dans cette saulaie
Vas seul de branche en branche à ton gré voletant,
Et chantes à l'envie de moi qui vais chantant
Celle qui'il faut toujours que dans la bouche j'aie.
Nous soupirons tous deux; ta douce voix s'essaie
De sonner les amours d'une qui t'aime tant,
Et moi triste je vais la beauté regrettant
Qui m'a fait dans le coeur une si aigre plaie.
Toutefois, Rossignol, nous différons d'un point
C'est que tu es aimé, et je ne le suis point,
Bien que tous deux ayons les Musiques pareilles:
Car tu fléchis t'amie au doux bruit de tes sons,
Mais la mienne qui prend à dépit mes chansons
Pour ne les écouter se bouche les oreilles.

Ciel, aer et vens

Ciel, air et vents, plains et monts découverts,
Tertres vineux et forêts verdoyantes,
Rivages tors et sources ondoyantes,
Taillis rasés et vous, bocages verts,
Antres moussus à demi-front ouverts,
Prés, boutons, fleurs et herbes rousoyantes,
Coteaux vineux et plages blondoyantes,
Et vous rochers, écoliers de mes vers!
Puisqu'au partir, rongé de soin et d'ire,
A ce bel œil adieu je n'ai su dire,
Qui près et loin me détient en émoi,
Je vous suppli', ciel, air, vents, monts et plaines,
Taillis, forêts, rivages et fontaines
Antres, prés, fleurs, dites-le-lui pour moi.
Usignolo mio caro

Usignolo mio caro, che con questo bel tempo
Vai solo di ramo in ramo a tuo piacer volando,
E canti facendo invidia a me, che pur vo' cantando
Quella che sempre bisogna che celebri.
Noi sospiriamo entrambi; la tua dolce voce cerca
Di far risuonare gli amori di una che ti ama tanto,
E io triste vo' la bellezza rimpiangendo
Che mi ha fatto nel cuore una sì agra piaga.
Tuttavia, o usignolo, noi differiamo di un punto
Cioè che tu sei amato, e io non lo sono punto,
Benché tutti e due abbiamo le Musiche ugualmente belle:
Perché tu pieghi l'amica con la dolcezza dei tuoi suoni,
Mentre la mia, che si indispettisce alle mie canzoni,
Per non ascoltarle si tappa le orecchie.

Cielo, aria e venti

Cielo, aria e venti, pianure e montagne brulle,
Pendii di viti e foreste verdeggianti,
Fiumi tortuosi e sorgenti ondeggianti,
Boschetti cedui e voi, verdi siepi,
Antri muscosi aperti a metà,
Prati, germogli, fiori ed erbe di rugiada brillanti,
Colline vinose e spiagge dorate,
E voi, rocce, scolare dei miei versi!
Poiché al partire, circondato da cure e d'ire,
A questo bell'occhio addio non seppi dire,
Che vicino e lontano mi tiene in subbuglio,
Vi supplico, cielo, aria, venti, monti e piane,
Boschetti, foreste, fiumi e fontane,
Antri, prati, fiori, ditelo a lei per me.


Frank Martin Drey Minnelieder

Ach Herzliep (Testo anonimo del XIII secolo)

Ach herzeliep, ach herzeleit,
ach libes lieplich arebeit,
ach jachant min, ach balsam trôr,
ach de süezez zuckerrôr
libes unde herzen mîn,
ich bin vor der lâge dîn
der werlde abegesundert.
Daz wunder überwundert mich hât
daz ich verzaget bin.
Herze, lip, der sêle sin
haben lebens sich erwegen
sît si niht ander liebe pflegen
den wie si dich mit liebe segen.

Ah struggimento

Ah struggimento, ah sofferenza,
ah squisito tormento della vita,
ah giacinto, ah rugiada balsamica,
ah dolce canna da zucchero
del mio cuore e della mia vita,
sono isolato dal mondo
dalla tua stretta.
Il prodigio mi ha sopraffatto
e ora sono scoraggiato.
Cuore, corpo, forza dell'anima
hanno rinunciato alla vita
da quando non si dedicano ad altri amori
per poterti celebrare con amore.

Ez stuont ein frouwe alleine
(Dietmar von Aist, XII secolo)

Ez stuont ein frouwe alleine
und warte über heide
und warte ire liebe,
so gesach si valken fliegen.
" So wol dir, valke, daz du bist !
Du fliugest swar dir liep:
du erkiusest dir in dem walde
einem boum der dir gevalle.
alsô hân auch ich getân :
ich erkôs mir selber einem man
den erwelten mîniu ougen.
daz nîdent schoene frouwen.
owê wan lânt si mir min liep ?
Jô 'ngerte ich ir de keiner trûtes niet. "

C'era una donna sola


C'era una donna sola
e osservava oltre la brughiera
e spiava verso il suo amato.
Ecco che vide un falco volare.
" Ben per te, falco, visto che sei un falco!
Voli sempre dove desideri:
ti cerchi nel bosco
un albero che ti piaccia.
Ho fatto anch'io così:
ho scelto per me un uomo
che soddisfacesse i miei occhi.
Questo mi invidiano le belle donne.
Ah, perché non mi lasciano il mio amato?
Sinceramente, non ho mai desiderato uno dei loro uomini!"

Unter der linden
(Walther von der Vogelweide 1170-1228)

Under der linden
an der heide,
dâ unser zweier bette was,
dâ mugt ir vinden
schône beide
gebrochen bluomen unde gras.
vor dem walde in einem tal,
tandaradei,
schône sanc diu nahtegal.

Ich kam gegangen
zuo der ouwe,
dô was mîn friedel komen ê
dâ wart ich enpfangen,
hêre frouwe,
daz ich bin sælic iemer mê.
kuster mich? wol tûsent stunt,
tandaradei,
seht wie rôt mir ist der munt.

Dô hât er gemachet
alsô rîche
von bluomen eine bettestat.
des wirt noch gelachet
inneclîche,
kumt iemen an daz selbe pfat
bî den rôsen er wol mac,
tandaradei,
merken wâ mirz houbet lac.

Daz er bî mir læge,
wessez iemen
(nû enwelle got!), sô schamt ich mich.
wes er mit mir pflæge,
niemer niemen
bevinde daz wan er und ich
und ein kleinez vogellîn,
tandaradei,
daz mac wol getriuwe sîn.

Sotto il tiglio


Sotto il tiglio
nel prato,
là era il nostro giaciglio,
là potrai trovare
armoniosi insieme
fiori rotti e erba.
In una valle al limitare della foresta,
tandaradei,
cantava armoniosamente l'usignolo.

Giunsi camminando
al prato,
il mio amante era già arrivato.
e colà venni accolta,
così gioiosamente
che ne rimasi inebriata.
Mi baciò? Almeno mille volte!
Tandaradei,
guarda, come è rossa la mia bocca.

Là egli aveva preparato
splendidamente
un letto di fiori.
Riderà di cuore
tra sé,
colui che passerà per quel sentiero
e tra le rose potrà intuire,
tandaredei,
dove giaceva il mio capo.

Lui giacque con me,
lo venisse a sapere qualcuno
(Dio non voglia!)
ne avrei vergogna,
mai nessuno saprà,
come egli fu con me, eccetto lui, e me,
e un uccellino
tandaradei
che certamente serberà il mio segreto.

 



Frank Martin Trois Chants de Noël (Albert Rudhardt)

Les cadeaux

J'ai vu trois rois sur le chemin
Tous plus beaux les uns que les autres,
Ayant des cadeaux plein les mains.
A côté des leurs, que seront les nôtres ?
Autant dire: rien!
Ils ont mis vers le petit prince
La myrrhe, l'or et l'encens.
Nos pauvres présents paraissaient bien minces
Près des trésors de trois provinces.
Il a regardé les bijoux.
Nous, nous restions sans rien dire.
Puis il a regardé vers nous
Et son premier sourire
Fut pour nous.

Image de Noël

L'enfant Jésus des images,
Le beau bébé rose et blanc
Tend ses deux poings vers les mages
Ou vers un berger tremblant.
Le boeuf sans cérémonie,
Rumine en grondant un peu.
Et la Vierge en manteau bleu
Sourit à la compagnie

Les bergers

Il n'était pas encore minuit
Que la nouvelle étoile a luit
Pour éclairer la terre.
Puis soudain le ciel s'entrouvrit,
Et vêtus de lumière
On pouvait voir en Paradis
Tous les anges réunis
En prière.
Par les déserts, marchant pieds nus,
Tous les bergers étaient venus
Jusqu' à la pauvre hutte.
Ils amusaient l'enfant Jesus
Avec des airs de flûte.
Les anges chantaient: Gloria!
Et les pâtres: Hosanna!
Alléluia! Alléluia!
Alléluia! Alléluia!
I regali

Ho visto tre re sul cammino,
uno più bello dell'altro,
Avevano le mani piene di regali
A confronto con questi cosa saranno i nostri?
E' come dire: niente!
Loro hanno offerto al piccolo principe
Mirra, oro e incenso.
I nostri poveri doni sembrano veramente piccoli
Accanto ai tesori di tre regni.
Lui ha guardato i gioielli
Noi siamo rimasti senza parole.
Poi Lui ha guardato verso di noi
E il suo primo sorriso
E' stato per noi.

Immagine di Natale

Il bambino Gesù dei quadri,
Il bel bebé rosa e bianco,
Tende le manine verso i Re Magi
O verso un pastore tremante.
Il bue senza cerimonie
Rumina un po' brontolando
E la Vergine col manto azzurro
Sorride al gruppo.

I pastori

Non era ancora mezzanotte
Che aveva brillato la nuova stella
Per rischiarare la terra.
Poi subito il cielo si schiuse
E vestito di luce
Si potevano vedere in Paradiso
Tutti gli angeli riuniti
In preghiera.
Per i deserti, camminando a piedi nudi,
Erano arrivati tutti i pastori
Fino alla povera capanna.
Divertivano il bambino Gesù
Con arie di flauto.
Gli angeli cantavano: Gloria !
E i pastori : Hosanna!
Alleluia ! Alleluia !
Alleluia! Alleluia!