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Mercoledì 4 dicembre 2013, ore 18.00
Ateneo Veneto

Nuovi labirinti sonori

In collaborazione con Ateneo Veneto di Scienze, Lettere ed Arti

Sylvie Mamy e Sandro Cappelletto presentano il volume

Claudio Ambrosini. Un compositeur vénitien du XXI siècle. Entretien.
Editions L'Harmattan, 2013

Federica Lotti flauto
Florindo Baldissera chitarra

Ciaccona in labirinto (1995) per chitarra
Classifying the Thousand Shortest Sounds in the World (2012) per flauto

Come è accaduto a tanti altri viaggiatori francesi sono stata affascinata da Venezia fin dal mio primo soggiorno in laguna. Studente di musicologia, già facevo di tutto per pilotare le mie ricerche verso la storia della musica di questa città. Ed è stato così che il mio primo soggiorno, di sei mesi, è diventato una residenza di una ventina d'anni! Frequentavo con assiduità la Biblioteca Marciana, l'Archivio di Stato, la Fondazione Cini, l'Università di Ca' Foscari; luoghi dove ho potuto incontrare specialisti di alto livello, che mi hanno generosamente coinvolto in collaborazioni appassionanti. Come, alla Fondazione Cini, Giovanni Morelli (Istituto per la Musica), Gianfranco Folena e Maria Teresa Muraro (Istituto per le lettere, musica e teatro), Antonio Fanna (Istituto Antonio Vivaldi). E ho avuto anche l'occasione di incontrare artisti come Luigi Nono, Giuseppe Sinopoli, Emilio Vedova e il più giovane Claudio Ambrosini, la cui musica fin da subito mi ha colpito per qualità e originalità. E altrettanto mi piaceva cercare di conoscere la città nei suoi aspetti più nascosti, la vita dei quartieri popolari come le attività culturali e i palazzi più sontuosi. Da allora Venezia fa parte integrante del mio essere. Una volta richiamata in Francia, ho cercato di aumentare la diffusione della cultura veneziana presso i miei connazionali. Così a Parigi non è raro che mi trovi impegnata a tenere conferenze o seminari, o a pubblicare saggi o libri che hanno immancabilmente lo stesso tema: Venezia! Ma quello più recente, pubblicato da L'Harmattan, è diverso dagli altri. Impostato come un'intervista, questo testo amplia le mie precedenti Passeggiate musicali a Venezia dal XVI al XX secolo, una serie di itinerari sulle tracce degli artisti e della vita musicale del passato (teatri barocchi, ospedali, chiese e case dove son vissuti i grandi compositori veneziani o ospiti illustri, come Mozart o Wagner). Presentato esaustivamente quel periodo, mi sono però resa conto che c'era dell'altro da raccontare e mi premeva far capire al pubblico francese - troppo incline a pensare che tutto si sia concluso con Vivaldi e ormai questa non sia altro che una splendida città-museo - che di veri veneziani ce ne sono ancora e che la città può vantarne tuttora di eccellenti. E Claudio Ambrosini ne era un esempio inconfutabile. Nel periodo in cui poi lavoravo al terzo canale radiofonico belga, al fianco del noto musicologo Célestin Deliège, ho avuto anche l'occasione di realizzare numerose interviste a compositori celebri come Stockhausen, Pousseur, Boesmans, De Pablo. Quindi sapevo che sarebbe stato più interessante che Ambrosini parlasse in prima persona dei propri lavori, piuttosto che orientarsi verso uno studio specialistico (cosa che di sicuro faranno, in futuro, le nuove leve della musicologia). Ero anche certa di trovare, nel mio paese, un'attenzione adeguata visto che fin dagli inizi la Francia aveva saputo riconoscere il valore e l'originalità di questo musicista, che non solo è stato il primo compositore italiano invitato, già nel 1985, dalla prestigiosa Villa Medici, come Prix de Rome all'Accademia di Francia ma ha ricevuto numerose altre commissioni dal Ministero della Cultura, per opere importanti come l'oratorio per strumenti rinascimentali Susanna (1996) o l'opera Il canto della pelle - Sex Unlimited (2006). L'intervista è stata condotta in modo la lasciar libero Ambrosini di raccontare il suo percorso e la nascita dei suoi lavori. Da parte mia mi interessava poi sapere come viveva la sua identità di “compositore veneziano”, in profonda relazione con un passato musicale così speciale come è stato quello della sua città natale (come lo erano d'altronde stati i suoi predecessori: Malipiero, Maderna e Nono). Un lavoro come la Ciaccona in labirinto (1995), per esempio, si pone proprio come riflessione “affettuosa” sul passato, visto in prospettiva. Qui Ambrosini impiega una forma antica come la ciaccona, costruendola a partire da un tema di perfetto sapore rinascimentale -ma del tutto originale- che viene poi immesso in un “labirinto” armonico, contrappuntistico, formale: una “polifonia” tecnica in cui perdersi, per non rinnegare le proprie radici e al tempo stesso allontanarsene per ritrovarsi moderno, giunto a una distanza tale dal modello da potercisi poi anche riflettere, come in uno specchio d'epoca.
L'intervista evidenzia anche la natura di ricercatore instancabile di Ambrosini, tendenza che peraltro caratterizza la cultura veneziana da sempre. Come nel recente Classifying the Thousand Shortest Sounds in the World, in cui Ambrosini continua la sua ricerca sulle nuove possibilità strumentali iniziata già negli anni '70. Qui, in maniera quasi provocatoria, parte da un'apparente semplice classificazione ma poi, come in un gioco di matrioske, ogni suono ne racchiude altri e altri ancora producendo una forma sempre più tesa e complessa. Per l'insieme corposo della sua opera e per i premi prestigiosi che la costellano, Claudio Ambrosini ha dato ampia prova del livello eccellente del suo lavoro. Stavolta parla a cuore aperto delle sue composizioni, degli artisti veneziani e stranieri che ha incontrato nella “sua” Venezia. Ci fornisce, strada facendo, le chiavi affinché possiamo entrare senza sforzo nel suo universo, così ricco di suoni, di immagini, di profumi. Mostra, una volta di più, la profondità delle sue riflessioni, la curiosità insaziabile per tutto ciò che lo circonda e la raffinatezza del suo linguaggio. (Sylvie Mamy)