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Mercoledì 4 dicembre 2013, ore 20.00
Teatro La Fenice, Sale Apollinee

Festa per i dieci anni di Ex Novo Musica

«Risvegliare l'orecchio, gli occhi, il pensiero umano, l'intelligenza, il massimo dell'interiorizzazione esteriorizzata. Ecco l'essenziale oggi.»
(Luigi Nono, 1983)

Ex Novo Ensemble
Daniele Ruggieri flauto
Davide Teodoro clarinetto
Carlo Lazari violino
Annamaria Pellegrino violino
Mario Paladin viola
Carlo Teodoro violoncello
Aldo Orvieto pianoforte
Annunziata Dellisanti percussioni

Alberto Caprioli direttore

Preludio critico di Claudio Ambrosini e Giacomo Manzoni

Rune Glerup (1981)
Quartettsatz (2012/13) per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte
Prima esecuzione italiana

Raffaele Grimaldi (1980)
Trio (2013) per violino, viola e violoncello
Commissione Ex Novo Musica, Prima esecuzione assoluta

Ivan Vandor (1932)
Invenzioni a sei voci (2013) per flauto, clarinetto, viola, violoncello percussioni e pianoforte
Commissione Ex Novo Musica, Prima esecuzione assoluta

Stefano Bellon (1956)
Elegy in a cube (2011/2013) per quartetto d'archi
Commissione Ex Novo Musica, Prima esecuzione assoluta

Giacomo Manzoni (1932)
Ex Novo (2013) per flauto/ottavino, clarinetto, violino e violoncello
Commissione Ex Novo Musica, Prima esecuzione assoluta

Claudio Ambrosini (1948)
Algario (2013), piccola antologia subacquea per clarinetto, viola e percussione
Commissione Ex Novo Musica, Prima esecuzione assoluta

Luca Mosca (1957)
Per Ernesto (2013), nove frammenti per flauto (anche ottavino), clarinetto (anche basso), violino, violoncello e pianoforte
Prima esecuzione assoluta



Rune Glerup Quartettsatz (2012/13)

«Nella mia musica - afferma Rune Glerup - è divenuta a poco a poco costante una caratteristica: alla classica narrazione progressiva si sostituisce una specie di situazione musicale non lineare, in cui la tensione è determinata e controllata dalla frizione tra un numero di unità o sezioni - sorta di “oggetti musicali”. Per lo più sono oggetti nitidi che si ripetono alla lettera, ma poiché essi ritornano di rado nello stesso ordine esatto, ne deriva un cambio di prospettiva che indebolisce la loro identità altrimenti cosi ben fissata.» Quartettsatz è costruito in una sorta di forma-sonata rinnovata nella quale l'esposizione dei materiali, come vuole la prassi nella letteratura classico romantica, viene riproposta integralmente due volte. Tale esposizione consta di cinque pannelli relativamente brevi i cui caratteri ben contrastanti tratteggiano oggetti musicali spigolosi e ruvidi, a tratti violenti e aggressivi alternati a sezioni di esitazione e controllo, quiete e meditative che si ispirano - senza rigore metodologico - agli insegnamenti dei maestri del minimalismo americano. La brusca giustapposizione di questi pannelli conferisce alla musica una forte tensione drammaturgica. La sezione seguente, che per tradizione corrisponderebbe allo sviluppo dei materiali fin qui esposti, propone una sequenza di cinque pannelli, tra i quali solo tre riorganizzano liberamente il materiale tematico fin qui ascoltato, mentre due costituiscono ripetizioni letterali. Conclude il brano la ripresa integrale dell'esposizione, resa irregolare dalla omissione di uno tra i pannelli centrali, e una breve sezione di coda.


Raffaele Grimaldi Trio (2013)

L'essenza della musica traspare dall'alveo nel quale si configurano la sua responsabilità, la sua intimità, la profondità di cui è costellata per l'importanza che riveste nell'essere umano, determinando un forte senso di disconoscimento per la vacuità profondamente radicata nei richiami verso il profano. Da tempo intendevo misurarmi con una formazione classica e oggi oramai inusuale come il trio d'archi. Questo lavoro segna una svolta sostanziale nel mio cammino creativo. Il cambiamento risiede principalmente nell'abbandono, per certi versi, di riferimenti extra-musicali e filosofici con remoti significati (e significanti) estetici, in favore in una discorsività diretta, fatta di sostanza prettamente musicale. Trio vuole essere un pezzo intellegibile. Chiaro formalmente. Conforme all'orecchio umano. Una linea retta destinata al cuore della materia. (Raffaele Grimaldi)


Ivan Vandor Invenzioni a sei voci (2012/13)

Invenzioni a sei voci è stato scritto per l' Ex Novo Ensemble e terminato nella primavera di quest'anno. Il titolo allude sia alla presenza di sei esecutori (flauto, clarinetto, pianoforte, percussioni, viola e violoncello), sia all'aspetto contrappuntistico (retrogradazioni, rovesciamenti, etc. ) delle singole voci come dell'insieme, sia infine ad una certa libertà formale. Il pezzo infatti consta di varie sezioni (“invenzioni”) che si succedono senza soluzione di continuità e che sono inoltre spesso basate su elementi tematici della parte iniziale del flauto e del clarinetto. (Ivan Vandor)


Stefano Bellon Elegy in a cube

Il titolo viene da un testo in versi di John Ciardi in cui figure geometriche elementari, pur imprigionate nelle loro stesse forme, generano una combinatoria anche animistica di reazioni e suggestioni, radiosa e incantevole, secondo una dinamica incessante scatenata dalle frizioni tra geometrie e percezione. Ne vien fuori una geometria pregna di corpo, anche. Questo in Ciardi ma, in fondo, questi sono anche gli aspetti dai quali mi sembra di essere più irretito sul piano dell'immaginazione musicale. E che un'opera provenga poi dalla tradizione, da me stesso o da altri è, sotto questo profilo, completamente irrilevante. Nella composizione di Elegy in a Cube ho assunto con deliberato proposito una prospettiva sovrapponibile a quella schiusa nel testo di John Ciardi: ad esempio, la distribuzione anomala del quartetto sullo spazio scenico è funzionale a relazioni spaziali (quindi geometrico-percettive) inconsuete per gli interpreti innanzi tutto, ma per il pubblico e l'ascolto immediatamente dopo. Inoltre, a tali geometrie corrispondono nessi e dinamiche che - premendomi ancor più - agiscono in profondità sui diversi livelli del testo musicale. Commissionato dal Quartetto Ex Novo, Elegy in a Cube è dedicato agli esecutori. (Stefano Bellon)


Giacomo Manzoni Ex Novo (2013)

Il titolo non esprime solo la dedica al gruppo diretto da Claudio Ambrosini e al 10° anniversario del suo festival, ma anche una certa innovazione nella struttura compositiva, basata su un gruppo di note continuamente trasformato -a durate pressoché costanti- negli intervalli, nei registri, nelle scelte timbriche, dinamiche e ritmiche, lasciate queste peraltro al libero flusso del discorso musicale. Non si tratta propriamente di un nuovo inizio, ma certo di una innovazione che potrebbe schiudere al compositore orizzonti da esplorare. Fuori da queste brevi indicazioni credo che si debbano lasciare all'autore specifici approfondimenti tecnici, e all'ascoltatore la valutazione della riuscita o dell'efficacia musicale del brano. (Giacomo Manzoni)


Claudio Ambrosini Algario (2013) piccola antologia subacquea

Una delle caratteristiche più efficaci delle barche veneziane è l'avere il fondo piatto: basta pochissima acqua e anche con una marea minima si riesce a girar la laguna, passando sulle barene. E se per caso la barca si insabbia, basta sporgersi un po' dalla poppa, il peso del vogatore solleva la prua e la barca si libera. Alla mia adorata “mascareta”, quand'ero ragazzo, bastavano una decina di centimetri ma anche meno; bastava ci fosse giusto quel po' d'acqua sufficiente a “tociar el remo” e poi invece importante era scrutare attentamente il fondo, per valutarne in continuazione la profondità. Così ho imparato a conoscere le alghe. Ce n'erano di tutti i tipi: una, verde chiaro, che sembrava lattuga; un'altra un ciuffo di capelli scuri, come i serpentelli sulla testa di Medusa; un'altra un groviglio di dita gelatinose, un'altra ancora un rametto di corallo galleggiante... Chissà se oggi quelle alghe ci sono ancora, o sono state sopraffatte da quelle foreste, che ci stanno mangiando ormai fin dalle palafitte? Venezia ormai boccheggia, sia sopra che sotto il pelo dell'acqua. Dalle alghe alla musica il salto può sembrare arduo ma si può provare a lasciarsi andare alle libere associazioni, alla possibilità che i suoni hanno di alludere, richiamare e talvolta perfino raffigurare (Gesualdo, Claudio, Antonio docunt). Ascoltare... con gli occhi, insomma. Questo Algario anche completa la piccola trilogia “floreale” che include l'Erbario spontaneo veneziano (2011) e l'Erbario alpino (2012). Ma la Natura è prodiga e sa manifestarsi in innumerevoli modi per cui, chissà, ci saranno forse altri capitoli. (Claudio Ambrosini)


Luca Mosca Per Ernesto (2013)

Per Ernesto è una composizione scritta per l'Ex Novo Ensemble e dedicata al mio carissimo amico recentemente scomparso Ernesto Rubin de Cervin, uomo di eccezionale sensibilità, creatività e intelligenza. Con lui c'era un'intesa, specie musicale, davvero rara, magnifica, inesauribile fonte di stimoli e sollecitazioni per me; quando scrivevo, avevo in lui l'ascoltatore ideale, e quando gli facevo sentire un mio pezzo il suo giudizio era sempre chiarificante. Con questa composizione, suddivisa in nove brevi frammenti, ho voluto rendergli omaggio per tutto il bene da lui ricevuto. (Luca Mosca)